Intestino “corto”, operato al Burlo ora può alimentarsi normalmente

Il bambino di 18 mesi, nato con una malformazione, era stato sin qui nutrito per via endovenosa
Andrea Pierini



In alcuni punti chiuso e in altre zone attorcigliato su se stesso. L’intestino tenue di un bimbo paziente del Burlo fin dalla nascita invece di essere libero presentava una rara malformazione, che ne ha condizionato il primo anno e mezzo di vita.

A 18 mesi dalla nascita e grazie al Dipartimento di Chirurgia dell’Irccs materno infantile di Trieste, diretto dal dottor Jürgen Schleef, oggi quel bambino ha potuto iniziare a mangiare in maniera normale. Il piccolo è nato con un “intestino corto”, in pratica i sette metri dell’intestino tenue presentavano diverse problematiche legate a una malformazione congenita. Nei primi giorni di vita era stato sottoposto a due delicati interventi chirurgici, durante i quali l’intestino era stato correttamente riposizionato, rimuovendo al contempo i tratti atresici, in pratica chiusi, e quelli danneggiati a causa della posizione anomala che ne aveva compromesso la normale vascolarizzazione.

L’intestino tenue ha una funzione fondamentale per la sopravvivenza dell’essere umano in quanto le sue pareti sono ricoperte da villi intestinali attraverso i quali vengono assorbiti i nutrienti del cibo. Sono poi presenti delle pliche circolari che consentono all’intestino tenue di ampliare la superficie per completare così la digestione. Qualora la lunghezza non sia quella normale i pazienti possono avere grossi problemi di sviluppo e di assorbimento.

Al termine di questo primo step la vita del bambino è rimasta comunque condizionata dalla necessità di doversi alimentare in modo artificiale, con nutrienti direttamente per via endovenosa tramite un catetere venoso centrale attraverso il quale, però, alcuni batteri hanno causato delle infezioni che hanno costretto il bambino a diversi ricoveri in ospedale. Con il raggiungimento dei 18 mesi i medici hanno potuto finalmente effettuare l’operazione attraverso la quale è stato ricostruito e allungato l’intestino con il metodo Step, ovvero il Serial Transverse Enteroplasty.

«L’intervento di Step – spiega il dottor Schleef, che ha seguito il percorso chirurgico cui è stato sottoposto il piccolo sino a oggi – è piuttosto semplice rispetto alle tecniche chirurgiche utilizzate in passato e consiste nel praticare una serie di piccoli tagli, che sono poi suturati con una suturatrice automatica, lungo i margini di un tratto d’intestino tenue dilatato. In questo modo l’intestino si allunga, assumendo un aspetto a zig zag e aumenta la superficie di assorbimento dei nutrienti. L’intervento di Step consente al 50% dei bambini con intestino corto di raggiungere l’autonomia intestinale ovvero di essere svezzati completamente dalla nutrizione endovenosa».

Nel 2003 è stata eseguita la prima operazione di Step, una procedura nata al Boston Children’s Hospital, dove i chirurghi hanno ideato questa pratica per allungare l’intestino in bambini con patologie molto gravi. Oggi il piccolo operato al Burlo è considerato guarito al termine di un percorso lungo e il direttore generale dell’Irccs, Stefano Dorbolò, esprime viva soddisfazione: «È importante rilevare e riconoscere il merito ai percorsi assistenziali gestiti dalle qualificate competenze professionali dell’Istituto, finalizzati a dare una risposta complessiva e sicura ai bisogni dei piccoli pazienti e basati sulle migliori evidenze scientifiche, nonché orientati al principio delle cure progressive in relazione alla complessità degli interventi necessari nell’ambito degli specifici processi clinici». —



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