Isola dedicata a Sant’Eufemia da 1440 anni «Ha contribuito a rendere Grado più retta»

l’evento
Con “fede e gaudio”, come ha detto nell’omelia, monsignor Diego Causero, vescovo titolare di Grado, è stato celebrato domenica il 1440° anno di dedicazione della basilica patriarcale di Santa Eufemia. Un tempio, quello che accoglie i fedeli che, come ha detto ancora il vescovo, «i vostri padri eressero e che il Patriarca Elia consacrò il 3 novembre del 579». «Un luogo dello spirito che appaga gli occhi e, nello stesso tempo, riempie di pace e di calma interiore».
La solenne messa accompagnata dalla corale-orchestrale Santa Cecilia è stata presieduta proprio dal vescovo titolare di Grado. Con lui l’arciprete monsignor Michele Centomo e don Gianni Medeot. Presenti anche il sindaco di Grado, Dario Raugna, Circomare e Carabinieri. La solenne celebrazione è stata l’occasione per il vescovo Causero di parlare della storia dell’isola partendo da quello che ha definito il primo sviluppo che risale al 452 quando la gente scappò da Aquileia, rifugiandosi a Grado, per evitare Attila. A seguire, nel 568 durante l’invasione dei Longobardi in Friuli, il Patriarca Paolino trasferì a Grado la sede patriarcale. Un altro spunto è stato quando ha parlato del XII secolo con il Patriarca Giovanni Gradenigo trasferì la residenza da Grado alla basilica di San Pietro di Castello di Venezia mantenendo in ogni caso il titolo di Patriarca di Grado.
Il Patriarcato di Grado fu soppresso nel 1451 per passare a Venezia. Monsignor Causero ha poi incentrato parte dell’intervento storico parlando degli invasori di Grado partendo da Attila che indirettamente e direttamente è legato alle vicende locali, all’Impero di Oriente che voleva dominare l’Adriatico. E poi Venezia «dall’avidità mai soddisfatta», Maria Teresa «ricca di figli e assetata di potere»; Napoleone «inaffidabile e violento». «Anche le autorità istituzionali religiose che celavano dietro principi molto nobili, mire poco raccomandabili».
Un’elencazione per poter affermare che «Grado riuscì a mantenere dignità e parziale autonomia». Il Vescovo titolare dell’isola si è poi rivolto direttamente ai fedeli. «Se vi chiedessi che ha creato Grado? rispondereste: i graesani, è ovvio. E vi darei ragione, ma chiederei: chi ha creato i graesani? Che ha dato loro l’infrangibile, ostinata e rumorosa solidarietà per la quale siete noti? Chi ha dato loro la costanza nella ricerca del meglio e l’encomiabile brama di fare qualcosa che attiri la benevolenza di Dio e l’elogio degli uomini».
Dopo questo passaggio e gli interrogativi che ovviamente non avrebbero bisogno di risposta, dopo alcuni altri pensieri ha portato a dire a monsignor Causero che «questo tempio ha contribuito a rendere la comunità di Grado più sana, più fraterna, più solidale, più retta ed equilibrata, più vivace e attiva, più generosa, più conciliante. In breve: più cristiana e umana».
La giornata a ricordo di questo anniversario della basilica si è conclusa nel pomeriggio con la messa in scena da parte della compagnia Grado Teatro dell’oratorio sacro di Hermè A. Cavallera intitolato Passione di Santa Eufemia Vergine e Martire. —
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