Isonzo a rischio, alveo ostruito da isolotti

Troppi accumuli ghiaiosi sul corso del fiume Isonzo. Troppe aree boschive che hanno invaso l’alveo stesso creando un ostacolo naturale al deflusso delle acque di piena.
L’allarme torna prepotentemente d’attualità in queste giornate di pioggia intensa e di dissesti idrogeologici: torna d’attualità in un esposto, molto circostanziato, inviato alla presidenza del Consiglio dei ministri, alla Regione, alla Prefettura, all’Autorità di bacino dei fiumi dell’Alto Adriatico, alla Protezione civile, alla Provincia e al Comune di Gorizia.
A tuonare sono le famiglie delle vie Brigata Re e Brigata Campobasso, guidate da Bruno Tortul, uno dei residenti più arrabbiati che potrebbe scrivere un libro sugli allagamenti alla Madonnina. Conosce a fondo il problema ma, soprattutto, è un testimone storico. A preoccupare, e non poco, è la presenza del grosso isolotto «che si è formato - denuncia - a ridosso dello sbarramento dell’agro, al quale si è interessata anche la Prefettura chiedendo un riscontro alla Protezione civile regionale». E nell’alveo, senza più operazioni di sghiaiamento, crescono gli isolotti sia al ponte 8 Agosto sia a valle della passerella di Straccis: isolotti, questi, che si allungano e si innalzano verso le sponde. Sbarramenti, insomma, al fluire del fiume, osservati con preoccupazione alla Madonnina del fante.
Non solo. Segnalazioni riguardano anche il “caso Grappate” e la “criticità fognaria” nel comprensorio della Madonnina. «Nel passato, il sottoscritto si è ritrovato con lo scantinato, il garage e l’autovettura sommersi da oltre un metro d’acqua, senza mai essere risarcito dai danni subiti. Oggi questa situazione si ripropone sotto un’altra veste, ovvero la mancata manutenzione dell’alveo del fiume a valle dello sbarramento irriguo e a dimostrare questa necessità intervengono le documentazioni fotografiche riportate negli anni: è, quindi, prevedibile che a finire sott’acqua questa volta sia tutta la Destra Isonzo di Gorizia, come evidenziato dalle mappe di rischio allegate (una delle quali riportata in alto e fornita dallo stesso Tortul, ndr)».
Tortul, scusate l’ironico gioco di parole, è un “fiume in piena”. Rammenta che le condizioni ambientali e l’assetto idraulico dell’Isonzo sono arrivati a un punto tale che lo stesso presidente del Cosorzio di bonifica Enzo Lorenzon ha denunciato la pericolosità di questa situazione su “Il Piccolo” del 18 ottobre scorso. «Nel comprensorio della Madonnina - si legge nell’esposto - l’ambiente fluviale dell’Isonzo è stato abbandonato a se stesso fin dagli anni 70: situazione questa che provocò il rischio di tracimazione del fiume nella serata del 31 ottobre 1990 mentre a ridosso dello sbarramento irriguo si è formato un grosso isolotto e, poco più a valle, nella località di Sant’Andrea c’è la stessa situazione per la presenza di un consistente deposito di accumuli alluvionali che hanno causato l’erosione della sponda di sinistra e provocato il crollo del soprastante costone: tant’è vero che nel corso del 2007 la Protezione civile della Regione è intervenuta con procedura d’urgenza per risanare la situazione di dissesto. Il non intervenire con sollecitudine - l’allarme di Tortul e dei residenti - può diventare la causa primaria di una calamità alluvionale, similmente a ciò che si è verificato nella città di Genova per cui si potevano limitare almeno in parte le disastrose conseguenze se i progetti per la messa in sicurezza del territorio e la disponibilità dei relativi finanziamenti, non fossero rimasti chiusi in un cassetto per ben tre anni».
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