Isonzo, le insidie della diga di Salcano

Lo schema è sempre lo stesso. E arricchisce la cronaca estiva locale. Succede, infatti, che pescatori o bagnanti rimangono “intrappolati” (e rischiano di annegare) nell’Isonzo a causa del rilascio improvviso d’acqua dalla diga di Salcano.
Il tema torna prepotemente alla ribalta in questi giorni, dopo la tragica morte del venticinquenne richiedente-asilo pakistano. Anche se è stato appurato che lo sbarramento sloveno non ha avuto alcuna responsabilità (non ci sono state ondate di piena o innalzamenti improvvisi e notevoli del fiume) i goriziani si interrogano sulle modalità di utilizzo dell’impianto. I rilasci d’acqua sono regolamentati da qualche accordo internazionale? Quali criteri vengono utilizzati per aprire la diga? L’abbiamo chiesto al direttore Marjan Pintar attraverso l’ufficio stampa della Provincia che ci ha fatto da tramite e da traduttore.
«I cambiamenti di flusso delle acque dell’Isonzo, i quali hanno un impatto anche oltreconfine, vengono gestiti da patti e regolamenti internazionali - fa sapere Pintar -. I regolamenti determinano che il flusso consentito è di 100 metri cubi al secondo, che però può oscillare dai 12,5 m3/s ai 120 m3/s. La società Seng (che gestisce la diga di Salcano, ndr) rispetta le disposizione pattuite. Nella centrale di Salcano i rilevamenti vengono svolti direttamente dall’Agenzia per l’Ambiente della Repubblica di Slovenia. Tutti i dati sono accessibili sulla pagina: http://www.arso.gov.si/vode/podatki/amp/H14_g_1.html.
Ma le autorità slovene devono avvisare la Prefettura e i Comuni, prima di aprire la diga? «Anche i metodi di comunicazione, per le eventuali modifiche del flusso delle acque, sono gestiti tramite patti internazionali: nel caso di flusso superiore ai 300 m3/s la società Seng ha l’obbligo di avvisare la Prefettura di Gorizia e la Direzione provinciale dei lavori pubblici di Gorizia; nel caso in cui il flusso supera 1.500 m3/s la società Seng ha l’obbligo di avvisare le autorità, di cui sopra, ogni ora».
Pintar ribadisce «che la società Seng ha sempre rispettato le indicazioni derivanti dai patti internazionali».
Ma queste rassicurazioni delle autorità slovene non incantano Enzo Lorenzon, coltivatore e presidente del Consorzio bonifica bassa pianura isontina. «La verità - sottolinea senza troppi giri di parole - è che quella diga è una sorta di fisarmonica e viene utilizzata dalla società slovena a suo piacimento.
Il Consorzio non è mai stato avvisato di nessun rilascio. Prova ne sia, e lo scrivete proprio voi, che periodicamente d’estate rimangono intrappolati pescatori e bagnanti sugli isolotti».
E utile, anzi molto utile, è il sito della Provincia. Via Internet, infatti, è possibile controllare la situazione del fiume in tempo reale. Il presidente Gherghetta, infatti, ha fatto inserire in rapida successione i link dei siti della Protezione civile regionale e della corrispondente agenzia slovena. Ci sono, infatti, anche i dati relativi alla diga di Salcano, in Slovenia, che ha tre livelli di portata che vengono controllati ogni 30 minuti.
Il monitoraggio riguarda, poi, Gradisca d’Isonzo dove è dislocato un idrometro che misura l’altezza del fiume ora dopo ora. Interessanti, per avere un quadro completo, anche i dati raccolti a Savogna d’Isonzo attraverso un altro idrometro aggiornato ogni ora.
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