Italia-Slovenia, quei confini secondari che sembrano un colaborodo

Prima degli Anni Novanta, i valichi di confine secondari tra Italia e Slovenia erano la rotta preferita dei triestini che andavano in Jugoslavia almeno una volta la settimana a fare il pieno di benzina. Oggi è tutta un'altra storia. Ora rappresentano il punto di arrivo dei migranti che arrivano attraverso la rotta balcanica dopo un viaggio allucinante con bambini e anziani. Dopo l’attacco di Hamas a Israele dello scorso 7 ottobre, il governo italiano ha deciso di sospendere il Trattato di Schengen per ripristinare i controlli ai valichi dal 21 ottobre di concerto con sloveni e croati e dirottando in Friuli Venezia Giulia 350 uomini di rinforzo. Misure anti-terrorismo, dicono. Ma non possono bastare per coprire un’area così vasta da Trieste fino a Fusine. Ben pattugliati sono solo i valichi principali, il confine resta inevitabilmente un colabrodo. Ed è così che il provvedimento annunciato con squilli di tromba appare come un mezzo bluff. Il reportage di Maurizio Cattaruzza. Video di Andrea Lasorte

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