Italsvenska resta il “fantasma” di Mariano
Nel degrado l’ex fabbrica chiusa da 5 anni. Il curatore fallimentare la restituisce agli ultimi proprietari. Allarme amianto

MARIANO. Niente da fare per l’ex Italsvenska. Lo stabilimento industriale di Mariano del Friuli, ormai chiuso da anni, non solo è rimasto invenduto ma il curatore fallimentare, con un procedimento giuridico, l’ha restituito agli ex legali rappresentanti dell’azienda a partire da Roberto Lovato di San Giovanni al Natisone (vedi articolo qui a fianco). Di fatto la fabbrica è abbandonata a se stessa, accentuando la sensazione di una vicenda finita ormai nel limbo. L’ultima asta, a offerta, avrebbe potuto essere appetibili, ma nessuno si è fatto avanti: allo stato attuale il sito non attrae le imprese e acquistare i capannoni non è ritenuto un investimento, anzi rappresenta solo un costo.
Nella sostanza il sito industriale è un bene che non ha più alcun valore e sulla restituzione della fabbrica Lovato è pronto a dare battaglia: «È la prima volta – dice Lovato– che si applica questa procedura per uno stabilimento di questa dimensione e importanza. Ho fatto ricorso contro questa decisione e sto cercando di capire le normative che sono state fissate di recente. Non vedo come possa io dare qualche apporto per migliorare la situazione».
L’attività all’ex Italsvenska è cessata da circa cinque anni, ma guardando l’immobile sembra passato un secolo. Dalla strada è ben visibile che la struttura è ormai dismessa e in una fase di deindustrializzazione, di disfacimento e di degrado. Al suo interno molti macchinari e materiali sono stati venduti dal curatore fallimentare, quelli rimasti sono avvolti dalle ragnatele. La vegetazione prolifera un po’ ovunque con cespugli e alberi che hanno invaso l’ampio piazzale; le stanze che erano utilizzate come uffici sono desolatamente spoglie, alcuni siti e angoli della fabbrica sono in abbandono; da lontano si intravvedono i capannoni aperti con alcune attrezzature e materiali ancora in deposito.
Nel contempo a tenere in allarme la comunità della zona è il forte concentramento di amianto posto sopra i numerosi capannoni presenti su tutta l’area. Queste coperture stanno subendo l’inevitabile deterioramento del tempo con tutte le conseguenze che ne derivano. I residenti da diversi anni ne chiedono la bonifica. Alcune lastre di eternit sono letteralmente volate vie dai tetti dei capannoni qualche anno fa a causa di una tromba d’aria e i pezzi sono caduti in strada e nei giardini di alcune abitazioni private. Durante ogni temporale i residenti di via Garibaldi sono in allerta e più volte hanno presentato esposti alla prefettura di Gorizia per interventi a tutela della loro salute.
A novembre scade l’ennesima ordinanza che l’amministrazione comunale ha emesso richiedendo la rimozione dell’amianto. Il destinatario è il curatore fallimentare che ha però appena restituito la proprietà del sito agli ultimi proprietari che a suo tempo erano falliti. Fondi per effettuare l’onerosa bonifica non si sono. Di conseguenza si attendono nuovi sviluppi e nuove carte bollate. C’è da ricordare ch, durante la gestione Italsvenska, l’attenzione ambientale era stata sempre alta tanto che la fabbrica era stata la prima in Italia a ottenere nel settore del legno la certificazione europea Emas. Ora il suo futuro è oscuro come gli interni dei sui capannoni.
Ecco che anche per la presenza dell’amianto l’ex Italsvenska è diventato un ingombrante scheletro industriale di cui nessuno sa più cosa fare. L’amministrazione comunale negli anni è sempre stata attenta a quello che succedeva intorno al sito industriale. Il sindaco Cristina Visintin sta monitorando ora tutti i possibili scenari che potrebbero venire fuori dopo l’abbandono del curatore fallimentare. «Stiamo seguendo l’evoluzione della vicenda – sottolinea la Visintin – e gli eventuali atti che l’amministrazione comunale dovrà porre in essere per il cambiamento della situazione».
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