Jasna, rinata a 18 anni dopo il malore in palestra: «Sono felice, questa è la mia seconda vita»

TRIESTE. «Mi sento un po’ frastornata, ma piena di gioia e felice perché sono ancora viva». Jasna Grilanc ha pochissimi ricordi di quanto accadutole la sera del 13 novembre in quello che è l’evento che ha cambiato per sempre la sua vita.
«Stavamo facendo delle ricezioni, una tipologia di allenamento che avrò fatto migliaia di volte visto che gioco a pallavolo da quando avevo 11 anni. Ad un certo punto ho visto tutto nero. Da lì non ricordo più nulla». Jasna, tornata nella propria casa dopo undici giorni trascorsi a Cattinara, ripercorre il momento in cui durante una normale fase di allenamento è stramazzata sul parquet in legno della palestra comunale di Aurisina, dove era in corso l’allenamento della sua squadra, il Sokol Zalet.

La situazione è drammatica: la 18enne ha avuto un’improvvisa aritmia, il suo cuore ha smesso di battere. Non c’è tempo da perdere: Jasna deve essere rianimata. Per fortuna il destino vuole che in pochissimi minuti quello che il Comune di Duino Aurisina ha definito pochi giorni fa un “angelo”, l’ex dipendente del 118 Tullio Simeoni, residente a poche centinaia di metri dalla palestra, contattato dalla figlia Caterina, compagna di squadra di Jasna, con un pronto intervento riesca a rianimare il cuore della giovane pallavolista.
«Una volta che si va in arresto cardiaco, ogni minuto che passa la percentuale di sopravvivere si riduce del 10%. Se non fosse stato per Simeoni e per la prontezza di reazione delle compagne di squadra, oggi non saremmo qui a coccolarci nostra figlia», racconta Elisabetta Antonic, mamma di Jasna, nella vita di tutti i giorni dipendente del Comune di Sgonico.
Ancora adesso Elisabetta non riesce a prendere sonno: lo shock per quanto accaduto è stato tremendo. «Quando mi hanno avvertito sono entrata in un vortice. Era come essere protagonista di un film drammatico. Ho pensato subito perché la vita ci avesse dato uno schiaffo così grande. Jasna stava benissimo, non aveva avuto nemmeno un’influenza. La mia fede però mi ha sempre aiutato», racconta la Antonic. Una volta rianimato il cuore, Jasna è stata trasportata d’urgenza a Cattinara.
Per tre giorni la ragazza è rimasta in coma farmacologico. Le è stata applicata una terapia ipotermica per raffreddare il corpo ed una volta stabilizzata è iniziato il percorso di verifica sulle funzioni cerebrali. «Sono stati giorni assurdi, terribili. Per fortuna ho avuto sempre il supporto di mio marito Mitja, della figlia più piccola Ivana e di tante, tantissime persone che ci hanno aiutato nel momento più difficile di sempre», racconta mamma Elisabetta.
Grazie anche al tempestivo intervento di primo soccorso, Jasna non ha avuto effetti collaterali al cervello. Però il suo corpo ha subìto un intervento: «Mi hanno installato un minidefibrillatore, inserito nel muscolo con un cavetto sottopelle collegato attorno al cuore. Ogni 9 anni dovremo cambiarne le batterie. Questo mi limiterà quasi sicuramente nell’attività sportiva, una cosa che mi dispiace tantissimo, ma visto quello che mi è successo va bene così. Anzi, a questo punto sto pensando di dare un nome a questo piccolo salvavita che farà parte per sempre di me», racconta cercando di ironizzare Jasna.
La vita della famiglia Grilanc sta ora volgendo lentamente alla normalità. Mamma Elisabetta è tornata a lavorare martedì al Comune di Sgonico. Jasna si è recata nella palestra di Aurisina per abbracciare le compagne di squadra che hanno sempre fatto il tifo per lei e che le hanno anche regalato un pallone autografato con la scritta “Velika družina”, che in lingua slovena significa “Grande famiglia”. E se tutto va bene lunedì 2 dicembre Jasna tornerà sui banchi di scuola, dove i compagni ed i professori della quinta superiore dell’istituto tecnico statale “Žiga Zois” la stanno aspettando con ansia.
«A giugno avrò l’esame di maturità. Non so ancora cosa farò dopo, sicuramente continuerò a studiare, forse Economia. Mi mancano i miei compagni di scuola e tutti gli amici che ho conosciuto l’anno scorso nel Maine quando ho fatto la quarta superiore negli Usa», racconta Jasna. Che, con il sorriso sulle labbra, si congeda dalla chiacchierata con una riflessione che riassume tutto: «Chissà, forse ora sulla mia carta d’identità oltre a 16 aprile 2001, dovrò scrivere anche 13 novembre 2019. La data dell’inizio della mia seconda, nuova vita».

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