Karst Firewall 5.0: Italia e Slovenia uniscono le forze contro gli incendi nel Carso

Dal primo incontro intersettoriale a Sistiana nasce la mappa delle vulnerabilità del territorio: clima, vegetazione e infrastrutture sotto osservazione per prevenire le emergenze

Ugo Salvini

Lavorare sull’ordinario per anticipare lo straordinario e l’emergenza. È questa la parola d’ordine sulla quale si sono ritrovati concordi tutti i partecipanti al primo incontro intersettoriale promosso nell’ambito del progetto intitolato “Karst firewall 5.0”, inserito nel piano di collaborazione fra Italia e Slovenia “Interreg”, cofinanziato dall’Unione europea, e svoltosi all’Info Point di Sistiana, in collaborazione con l’Università di Venezia.

La sede dell’appuntamento è stata scelta proprio perché il territorio di Duino Aurisina fu fra quelli maggiormente colpiti dagli incendi che nell’estate del 2022 sconvolsero buona parte del Carso sia italiano sia sloveno.

«Ed è da tale esperienza – spiega Massimiliano Granceri Bradaschia, insegnante di Pianificazione territoriale all’Università di Venezia e al Dipartimento di Scienze sociali e diplomatiche dell’Ateneo triestino – che siamo partiti per analizzare la situazione e programmare le attività che riteniamo indispensabili per evitare che eventi come quello che si è originato tre anni fa abbiano a ripetersi».

Nel corso dei lavori è stata stilata una lista di priorità. «Fondamentale – precisa Granceri Bradaschia – è delineare una mappa delle vulnerabilità del territorio, che è cosa ben diversa dalla mappa di pericolosità. Di quest’ultima non si possono occupare gli studiosi, ma della prima senz’altro sì. Bisogna poi tener presente – aggiunge il docente – che, nel contesto del territorio carsico, sussistono tante variabili, determinate dalla vicinanza con elementi antropici, come la presenza di strade di notevole dimensione e intenso traffico e di ferrovie. Va poi esaminata l’influenza che può esercitare il clima – ha proseguito – in fase di cambiamento, con temperature più elevate e lunghi periodi di siccità».

La mappa che è stata realizzata presenta cinque colorazioni diverse: si parte dalle aree in verde, le meno vulnerabili, per poi salire fino al rosso. «Va poi evidenziato – sottolinea il docente – che la sfida comprende anche la presenza di specie come il pino nero e lo scotano, entrambi molto vulnerabili. Il pino nero – rimarca Granceri Bradaschia – è stato piantumato dagli austriaci per ripopolare le querce ed era destinato a sparire, ma così non è stato».

Uno degli interventi sui quali si è più volte insistito nel corso dei lavori è stato quello che prevede l’allargamento delle fasce di protezione. Un problema che aveva reso difficoltosa l’opera di spegnimento da parte dei vigili del fuoco nel 2022. «Se non approfondiremo tutti i temi e non si interverrà con efficacia – ammonisce Granceri Bradaschia – i boschi diventeranno fiammiferi. E va anche ricordato che attualmente in Slovenia di sera fa più fresco rispetto al litorale, ma in futuro, nell’arco di un periodo che può andare dai 10 ai 15 anni, anche oltre confine il clima si surriscalderà, raggiungendo i nostri livelli».

Nell’ambito della giornata, si è svolto anche un confronto fra i Corpi forestali di Italia e Slovenia, che si è rivelato molto utile e sarà ripetuto a ottobre.

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