Kinemax chiuso e piazza vuota Cassa integrazione per diciotto

Il direttore di Transmedia Longo: «Angosciante vedere i due cinema vuoti» Speranze per marzo. «Qui gravitavano 150 mila persone: sono tutte sparite»
Bumbaca Gorizia 27_01_2021 Giuseppe Longo Kinemax © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 27_01_2021 Giuseppe Longo Kinemax © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Francesco Fain

«Da un lato sono fiducioso perché so che riapriremo, forse a marzo. Dall’altro, temo che sarà difficilissimo riportare in sala la gente perché, purtroppo, ci si sta abituando all’assenza del cinema. Ma ritengo che il nostro servizio sia un punto saldo, indispensabile per la società. È un’occasione per uscire, svagarsi, passare un paio d’ore in completo relax lasciando da parte lo stress e l’ansia della vita quotidiana. Non sarà, però, una ripresa facile».

Giuseppe “Beppe” Longo, direttore di Transmedia, non nasconde la sua angoscia nell’entrare nelle due sedi del Kinemax di Gorizia e di Monfalcone e vedere le sale vuote, spente, silenziose, verrebbe da dire morte.

Oggi sono diciotto i dipendenti Transmedia (la società che gestisce le sale cinematografiche delle due città) a essere sostenuti dal Fis, il Fondo d’integrazione salariale che può essere equiparato alla cassa integrazione. «Significa che percepiamo, me compreso, circa il 50% della normale retribuzione ed è chiaro che, in queste condizioni, bisogna adattarsi e modellare la propria vita a quelle che sono diventate le nuove entrate - spiega Longo con grande onestà intellettuale -. Praticamente, questa condizione la stiamo vivendo dal marzo dello scorso anno, tranne un breve periodo (da agosto a ottobre) in cui l’attività era ripresa ma a scartamento ridotto a causa delle precauzioni e delle limitazioni imposte dalle norme anti-contagio. Non è stato un bel lavorare in quei mesi». Alcuni numeri che parlano da soli: il 25 ottobre 2020, ultimo giorno di apertura delle sale, a Gorizia vennero staccati 112 biglietti e a Monfalcone 280. Un anno prima, i biglietti furono 480 nel capoluogo isontino e 1.050 a Monfalcone. Come a dire che è stato un tracollo. Autentico.

Solo i due dipendenti della Mediateca lavorano ma unicamente per effettuare le operazioni di prestito con un orario di apertura ridotto. «Ripeto, è angosciante vedere il cinema chiuso perché fa parte della mia e della nostra vita - rimarca il direttore di Trasmedia -. E le conseguenze le si vedono soprattutto a Gorizia perché, con il Kinemax fuori causa, anche piazza Vittoria si è svuotata. Irrimediabilmente. In città, in media, vendiamo dai 55 mila ai 60 mila biglietti all’anno e ho calcolato che, grazie al premio Amidei, agli eventi, all’attività della Mediateca e a tutte le altre iniziative, gravitano dalle 140 mila alle 150 mila persone in dodici mesi nell’area di piazza Vittoria in tempi normali: persone che sono scomparse a causa dei lockdown, dei semi-lockdown e della chiusura delle attività. Un po’ meno visibile l’effetto a Monfalcone che, pur avendo una percentuale largamente maggiore di clientela rispetto al capoluogo, si trova comunque in uno stabile lontano dal centro cittadino».

Tristezza su tutta la linea. E la chiusura si ripercuote anche su quello che potremmo chiamare l’indotto. Ovvero su tutto il movimento che si crea attorno alle sale cinematografiche, soprattutto a Gorizia. «Non lo nego: ho il timore che la gente ci stia facendo l’abitudine nel vedere i cinema chiusi e mi auguro, ovviamente, di essere smentito. Nel frattempo, abbiamo approfittato di questa lunga sosta per rifare l’audio e gli impianti-luce. Quando riprenderemo, le persone potranno trovare un cinema più moderno ma si tratta di una piccola consolazione. Non vediamo l’ora di riaprire. Tutti hanno voglia della preziosissima normalità». —

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