La Caporetto delle gallerie commerciali

Su 26 fori, soltanto 10 negozi sopravvivono. Attività spazzate via in via Crispi. Vandali protagonisti in via Garibaldi

C’erano una volta le gallerie commerciali. Antesignane, in un certo senso, dei centri della grande distribuzione. Belle, luminose, curate e con il soffitto sopra la testa che faceva la differenza rispetto agli altri negozi del centro storico.

A Gorizia ce n’erano parecchie. In realtà, ci sono ancora: non sono state rase al suolo ma è come se lo fossero, visto i negozi ospitati al loro interno sono sempre meno e, in molti casi, il degrado si è impadronito di quegli spazi, dando un’immagine di infinita cupezza.

Viaggio

nella tristezza

Il nostro viaggio tocca quattro gallerie, quelle più centrali, quelle che hanno risentito di più i colpi della crisi e la contrazione dei consumi. Su 26 fori commerciali, solamente 10 sono occupati. Gli altri 16 sono chiusi, ingrigiti, morti più o meno prematuramente.

E c’è anche la galleria che... non c’è. È quella che si trova di fronte alla sede della Camera di commercio, in via Crispi. Lì, nei tempi che furono, c’erano una macelleria specializzata in prodotti equini, uno studio medico e un negozio fornitissimo e molto esteso di stoffe. Un piccolo emporio che era rapidamente diventato un punto di riferimento per tante sartorie e per tante casalinghe. Poi, con il passare degli anni, le attività iniziarono a “saltare” una ad una. E oggi, tutti i vani commerciali sono chiusi, inutilizzati.

Anche la pulizia lascia alquanto a desiderare con quelle vetrine impolverate e le serrande in cui la ruggine sta prendendo il largo. Segni di vita non ci sono. Qualcuno sogna l’apertura di un fast food, tipo Mc Donald’s o simili, visto che la sede dell’Università di via Alviano non è poi così lontanissima ma è soltanto un desiderio, una speranza, senza nulla (proprio nulla) di concreto.

Qualche segno di vita c’è nella galleria vicino alla sede municipale anche se gli spazi lasciati liberi da una libreria e da un’oreficeria ha finito con lo spopolare commercialmente quell’area. A dare luce e vivacità, fra le vie De Gasperi e Mazzini, un negozio di mobili e, in piazza Municipio, il bar. Coloro che hanno la memoria storica della città ricordano che lì sorgeva anche un negozio di filati e tessuti. Decisamente altri tempi.

Il tempio

del degrado

Paradossalmente, la galleria più moderna (“la Galleria del centro” realizzata in tempi più recenti) è quella che sta peggio. Si trova sotto il complesso residenziale fra le vie Garibaldi e Cascino, alle spalle del teatro Verdi. «Tutte le attività che hanno aperto qui sono durate pochissimo, tranne qualche rara eccezione», osserva una residente. Pare ci sia una sorta di incantesimo. Oggi, ci sono uno studio di consulenza, un patronato, uno studio di parrucchieri e un negozio di vendita e riparazione di biciclette. Tutto il resto è costituito da una sequenza di vetrina chiuse, impolverate, intristite. Ci sono ancora le insegne di ciò che fu: un’erboristeria, un negozio di scarpe, un centro estetico. In un foro commerciale, i vetri non ci sono più, sostituiti da pannelli in legno truciolato. È l’area più degradata della galleria dove le scritte con lo spray e con i pennarelli indelebili la fanno da padrone. E dire che quell’area commerciale aveva grandissime potenzialità, rimaste sulla carta. Se poi anche i vandali ce la mettono tutta per “firmare” la loro presenza, allora il colpo d’occhio di una tristezza infinita è assicurato.

La Cassa

di risparmio

E poi c’è la galleria della Cassa di risparmio Fvg, frequentata massicciamente dai richiedenti asilo che, lì, trovano un tetto quando piove e, soprattutto, un’ottima copertura del segnale del wi-fi pubblico. Lì, tanti anni fa, c’erano tabaccheria-edicola, una profumeria, un negozio di abbigliamento. Poi, in tempi più recenti, anche una gastronomia che sembrava poter imprimere la svolta a tutta l’area. Ma non è stato così. Oggi, lavora (anche bene) un bar che si affaccia sulla parte pedonale di corso Verdi e uno storico negozio di abbigliamento che espone i manichini con i vestiti all’esterno. Poi, poco altro. Fra cui la sala esposizioni che dalla Provincia è passata sotto le competenze del Comune. E anche qui una lunga teoria di cartelli “Vendesi” o “Affittasi”. Anche questa è Gorizia.

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