La città degli annunci Svolta attesa nel 2013

Le incertezze. Gli imprevisti. I cambiamenti di rotta. Soldi che mancano. Che non arrivano. Annunci e smentite. Progetti campati in aria. Progetti urgenti che non mettono radice. Ritardi, rifiuti, ripensamenti. Gli incidenti, il brutto tempo, gli errori. Trieste è un calderone di “vedremo, faremo”. Di date future che si rincorrono, di cui l’agenda è piena, come probabilmente è piena di confusione ormai la mente distratta dell’opinione pubblica. Da quand’è che non si mette un punto fermo a qualcosa, che qualcosa non viene “finito” e messo a marciare? Le cose in movimento peraltro danno il peso dell’immobilismo che ha preceduto. E sono già un timido passo in avanti rispetto al pur resistente pannicello del “no se pol”, in una città che (a suo tempo) ha impiegato 20 anni per portare sottoterra la ferrovia commerciale delle Rive, 20 anni per ristrutturare il Museo Revoltella, 30 anni per dare in concessione Porto vecchio, 13 anni per fare e infine cancellare il progetto della “cittadella sanitaria”, solo pochi mesi per veder svanire il mitico Superporto e un po’ di più per smantellare il chiacchierato Parco del mare.
Scadenze. Ma tra questo e il prossimo anno vanno a scadenza date ormai considerate certe. Dovrebbe togliersi il tappo a situazioni ingessate altrettanto da decenni. Vogliamo segnarle sul calendario come appuntamenti personali, o altrimenti stanare chi ci mette in eterna attesa senza che possiamo mai raggiungere il turno?
Primo lotto. In primissimo piano sta il porto. Il 30 maggio (dopo una serie di proroghe a partire dalla gara indetta nel luglio dello scorso anno) scadono i termini per le opere propedeutiche alla Piattaforma logistica, mega-ampliamento di 250 mila metri quadrati, la cui partenza è diventata possibile dopo l’assegnazione del Cipe dei 32 milioni mancanti alla spesa per il primo lotto (progetto in scaletta dal 2001).
I treni. Il 2 settembre è la data annunciata per la firma degli accordi con le Ferrovie per districare la viabilità su rotaia in area retroportuale. L’annuncio è stato dato dall’amministratore delegato Mauro Moretti nella sua recente e blindata visita a Trieste. Anche di questo si parla a vuoto da 20 anni.
Sporcizie. Il 10 maggio l’Ezit dovrebbe dare una spinta a un altro terribile tormento, quello delle bonifiche del Sin (a 10 anni dalla perimetrazione), aggiudicando i lavori per l’ultima analisi dei terreni. Tre milioni di spesa, 6 mesi di tempo per completare il lavoro, dunque a fine ottobre, quando scatta l’attesa delle validazioni da parte dell’Arpa, agenzia regionale vincolata dal ministero a “fare molto presto”. Impegno preso con decisione, sempre a Trieste, dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini.
Porticcioli. Ma se quest’anno va così, è lo “start” del 2013 a promettere il giro di volta. Dopo oltre due anni di fasi preparatorie, è la data di avvio dei lavori in Porto vecchio. Primo lotto: i due porticcioli. Prima di veder finito il terrapieno di Barcola arriveremo (sulla carta...) al 2021. Intanto entro l’estate - così è stato assicurato, e poi vedremo - dovrebbe inaugurarsi il cantiere di Greensisam/Italia Marittima sui primi 5 Magazzini dell’antico scalo, subito dopo il Molo IV. Per l’apertura del Polo museale del porto non ci sono date fissate, il secondo lotto di lavori è in corso. Saltate tutte le date, invece, per il prolungamento del molo Bersaglieri e il restauro del Magazzino 42 dietro la Stazione marittima, fondamentali per il traffico crocieristico.
Il piano. Nel novembre 2013, andati persi ormai tre anni col Prg di epoca Dipiazza, scadono le salvaguardie del nuovo Piano regolatore. Confine ultimo entro il quale un piano urbanistico dovrà essere finalmente approvato, dando alla città una definizione in prospettiva futura.
Silos. Un’altra questione cominciata e mai finita è quella, determinante per il futuro dell’attività congressuale, della riqualificazione del Silos: la data di fine lavori è lontana, scritta al 2015. E ora, in attesa di pareri tecnici da Roma, il cantiere come si sa è di nuovo fermo. Siamo sulle lunghe distanze.
Fabbriche. Le date-chiave che incombono prima di tutte sono l’imminente decisione sul rigassificatore, dove regna però tuttora totale incertezza perfino sulle procedure Stato-Regione, e il caso della Ferriera che si porta con sè i destini di Sertubi e Elettra. La data di chiusura è da tempo fissata al 2015 con conseguente, estenuante, ansimante procedura “salva-occupati”, ma è molto probabile che la partita abbia un’accelerazione (molti se l’aspettano), dopo che Lucchini per saldare le banche ha già venduto due stabilimenti del gruppo. E dunque oltre a Piombino in portafoglio non le resta che “la vecchia” Trieste.
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