La corsa al casinò e il brivido del tavolo verde

Le luci della Las Vegas europea brillano nella notte della gemella di Gorizia, colorando il grigio di una crisi che c'è, ma che qui si fa più fatica a vedere. Nelle sere del weekend si riempiono ancora come ai bei tempi, le sale dei casinò di Nova Gorica, tra goriziani che sono ormai di casa, uomini d'affari in trasferta, coppie in vacanza o, tantissimi, gruppi di pensionati in gita collettiva. In pieno centro, i gioielli del colosso sloveno Hit. Il casinò Park, preferito dai giocatori tout court, o il Perla, il più grande di tutti, quello affollato da un pubblico decisamente eterogeneo, amato anche da chi, più che le roulette o la slot machines, guarda all'intrattenimento. Per i concerti, quasi sempre gratuiti, nella grande arena, per il bingo, i ristoranti o le serate a tema. All'ingresso non c'è la fila, le casse sono tante e ben organizzate, ma subito dentro, immersi nelle file sterminate di slot machines, si avverte quanta gente ci sia. Che sei in Slovenia lo sai perché ci sei arrivato, ma dentro tutto quel che puoi leggere lo leggi, soprattutto, in italiano, inglese o, ed è questo il segno dei tempi, cinese. I tratti orientali al casinò, negli ultimi anni si sono moltiplicati esponenzialmente, la clientela cinese è diventata un riferimento importante. La massa, però, quella arriva dall'Italia. Da Gorizia si viene per giocare, ma anche semplicemente per passare una serata diversa. E vale soprattutto per i giovani.
«Ci giochiamo cinque, massimo dieci euro qui alle macchinette – ci racconta Manuel, al Perla con altri due amici -. Quando vinciamo, al massimo ci paghiamo una pizza, ma va bene così. Se vieni al casinò usando la testa non c'è niente di male, è divertente”. Tra gli accenti più ricorrenti, quello veneto. Nova Gorica è tappa privilegiata per tanti imprenditori veneziani, padovani, trevigiani. Come Renzo: «Ci vengo quando posso, una volta ogni tanto, non sono un maniaco del gioco – dice, quasi a metter le mani avanti -. Quanto scommetto? Questo non ve lo dico, ma non sono cifre da capogiro, non crediate». L'immagine che forse colpisce di più è invece quella di arzille signore, anche in là con gli anni, impegnatissime davanti alle slot, con marito o senza. Sono forse parte dei gruppi organizzati che arrivano in massa, in corriera, dalla regione, dal Veneto, persino dall'Emilia. Chi a concedersi una piccola trasgressione, chi a giocarsi una fetta di pensione, chissà. Nelle case da gioco del centro ma anche in quelle, più piccole ma altrettanto piene e luccicanti, della periferia. Come il casinò Fortuna, ad esempio, a due passi dal valico della Casa Rossa. Entri, ascolti un po' di musica, giochi e, quasi sempre, trovi anche da mangiare e da bere. Gratis.
Marco Bisiach
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