La crisi colpisce i container: Maersk ferma 25 navi
Anche Evergreen si prepara a tagliare i costi. A Trieste nel primo bimestre l’attività non cresce

Crolla la domanda di trasporto via mare, crolla anche il prezzo dei noli di container (fino al 50%) e le grandi compagnie fermano le navi, soprattutto i giganti del mare, in attesa che passi la tempesta e arrivino i primi segnali di ripresa. La crisi investe in pieno il mondo dello shipping, i porti italiani, e il segnale forte arriva per primo dal top al mondo tra le compagnie, il gigante danese Maersk che vanta una capacità di carico di 1,9 milioni di container (utile netto nel 2008 3,46 miliardi di dollari) e che lascia in rada 25 super-portacontainer, in attesa che il mercato riparta.
È la prima compagnia al mondo, quella che finora ha investito di più sul mercato, che ha acquistato recentemente una decina di navi (trasportano fino a 8 mila container) e che sente per prima l’onda della crisi e corre ai ripari. Sul mercato c’è molta più capacità di trasporto che domanda e il livello dei prezzi dei noli è calato tantissimo, le diminuzioni settimanali vanno dal 30 al 50%, e sta mettendo al rischio non solo la redditività, ma la stessa capacità di stare sul mercato delle compagnie.
Maersk è la prima a prendere provvedimenti (si parla di un calo del 25% degli utili per il 2009), ferma le navi togliendo al mercato una capacità di 150 mila contenitori, riduce i costi e tocca il quartier generale a Copenaghen (100 posti tagliati) e quello italiano a Genova (10 posti in meno), ma presto seguiranno a ruota anche gli altri. Hanno già iniziato a ridurre i costi anche altri grossi armatori come la Mediterranean Shipping Companies di Aponte (secondo operatore dopo Maersk), i francesi di Cma Cgm, ma pure un colosso come Evergreen (quarto nella classifica dello shipping) che oltre a Taranto (dove ha fermato le portacontainer) ha interessi a Trieste (raggiunta ora solo dalle navi feeder) dove gestisce il Molo Settimo attraverso Italia Marittima che vede al vertice Pierluigi Maneschi. Tra i grandi pure la cinese Cosco, quinta compagnia al mondo.
Sarà una crisi difficile, nessun operatore osa nemmeno fare previsioni e ognuno cerca di stare sul mercato difendendo la sua fetta (Maersk ad esempio ha una quota che varia tra il 15 e il 17%) sapendo benissimo che chi resta in piedi ne uscirà ancora più forte di prima. Molti piccoli armatori sono già stati spazzati via.
Nello shipping si parla di una ”tempesta perfetta”, nessuno resterà escluso a cominciare dagli operatori triestini. Non ci sono ancora dati sulla movimentazione di container, ma secondo le indiscrezioni il primo bimestre del 2009 segna una debole tenuta, i numeri rispecchiano quelli dello scorso anno (22.500 teu a gennaio, 27.500 teu a febbraio), ma si è fermata la crescita che a fine 2008 segnava +26%. Singapore che movimenta 30 milioni di container in questi due mesi ha subito un taglio del 10%.
Per non parlare, tornando a Trieste, del crollo dei Ro-ro verso la Turchia, sino al caso eclatante del porto cinese di Shenzen, il numero tre al mondo, diventato un mega parcheggio di container preso d’assalto dalle compagnie. I segnali di ripresa non si vedono nemmeno all’orizzonte, ma tutti gli operatori guardano innazitutto al Far East. La ripresa verrà da lì per lo shipping e non certo dagli Usa che sono conciati malissimo.
E con il crollo dello shipping a livello mondiale gli armatori sono rimasti al verde e come conseguenza c’è il crollo anche gli ordinativi delle navi. Ne sa qualcosa Fincantieri che sente le prime sofferenze e sta attuando un piano di diversificazioni fortissime.
Il 2009 è iniziato malissimo per i cantieri, secondo i broker londinesi (lo dice la prestigiosa società Clarkson, specializzata nello shipping) a gennaio sono state ordinate in tutto il mondo solo 9 navi, il 6% delle 151 dello scorso anno a gennaio e il 96% in meno di tutti gli ordini effettuati nel 2008. Quattro le commesse in Corea, cinque in Cina, nessuna in Europa o Giappone. A gennaio le navi rottamate sono 75 contro le 372 del 2008, in un solo mese il 20% della quota del 2008.
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