La cura Wrm non basta Il futuro della Principe si fa sempre più incerto

L’azienda: «Il reparto würstel lavora due giorni a settimana» La Cgil: «San Dorligo resta il tasto dolente del gruppo Kipre»
Massimo Greco

TRIESTE

Le ricette del nuovo chef della Kipre Dukcevich, Raffaele Mincione, stentano a rendere digeribili i würstel. L’ingresso della nuova proprietà, avvenuto in autunno dopo il via libera al concordato, non è finora riuscita a invertire la rotta nella fabbrica “Principe” di via Ressel situata in zona industriale.

«Lo stabilimento, in particolare il reparto würstel - spiega l’amministratore delegato Walter Bellantonio - sta lavorando ormai da mesi a regime fortemente ridotto, mediamente due giorni alla settimana con Cassa integrazione straordinaria per le restanti giornate». «Il gruppo - aggiunge Bellantonio - è impegnato nella ricerca di soluzioni che tengano in considerazione gli interessi di tutti i soggetti coinvolti». Frase questa piuttosto generica che comunque - puntualizza il manager - «non sta a significare un disimpegno».

Le dichiarazioni di parte aziendale, che giungono dopo quattro mesi di silenzio, preoccupano i settanta lavoratori e i sindacati. «Lo stabilimento di Trieste- interviene Sandra Modesti, segretaria di Flai Cgil - continua a essere il tasto dolente. La Cigs è stata prorogata fino a metà ottobre con la speranza che il mercato dei würstel ci porti qualche contratto, ma al momento si ragiona sulle uscite dei dipendenti prossimi alla pensione».

«Il reparto dei “cotti” - prosegue l’esponente cigiellina - lavora di più rispetto ai würstel ma resta il problema che, se i würstel non ripartono, non sappiamo quale potrà essere il destino dello stabilimento. Che è molto grande, quindi difficilmente resterebbero solo a operare gli addetti ai “cotti”, e necessita di investimenti».

L’ulteriore allarme sul sito produttivo di via Ressel squilla a seguito di una nota diramata dalla controllante Wrm group, a sua volta inserita in “Time and life” la holding di diritto lussemburghese pilotata da Mincione. La Dukcevich ha chiuso il 2020 con un fatturato di 83,8 milioni di euro - quasi la metà di quello realizzato prima della crisi acclarata a fine 2018. Il margine operativo lordo è negativo per oltre 30 milioni, si registra un utile consolidato di 38,4 milioni dovuto a un fattore straordinario positivo per 71 milioni relativo al valore degli stralci in seguito agli accordi di ristrutturazione. Il patrimonio netto ammonta a 18,4 milioni di euro. Finora non sono stati toccati gli asset, cosicchè il gruppo resta imperniato su 6 siti produttivi tra Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia, nei quali lavorano 300 persone. Punto di forza sempre i prosciutti di San Daniele, Berico-euganeo, Parma. Nella nota Mincione fa riferimento a uno sviluppo industriale che passerà attraverso alcune operazioni di fusione e acquisizione non specificate.

A indicare la volontà di rilancio - riprende il comunicato - è stata accelerato, nel quadro del piano di ristrutturazione debitoria, il pagamento di 22 milioni alle banche e di 5 milioni ai creditori. —



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