Là dove finisce il porto e inizia il centro città con occhi rapiti dalle vele e lo spritz in mano

IL REPORTAGE
Come il ventre di un cetaceo, una nave cargo dell’Un ro-ro inghiotte all’orizzonte un camion dopo l’altro, tra fragori di motori e di metallo che rimbombano in lontananza. È una sera infrasettimanale qualunque, sopra uno dei terrazzi dello stabilimento balneare Ausonia, al di là del quale le acque diventano quelle del Porto. Al di qua, si distendono l’area della Sacchetta e l’ultimo tratto delle Rive. È una zona di crocevia dove, specie al tramonto, diversi mondi si mescolano. A partire da quello urbano e da quello marino, che diventa parte integrante delle architetture.
Passeggiando lungo il litorale, poi, basta girare l’angolo e dal salotto buono della città ci si trova all’improvviso catapultati in periferia. Nel frattempo bagnanti in infradito, di ritorno dalle spiagge, danno il cambio a coppie imbellettate per la cena; studenti e impiegati cedono il passo a chi sta per iniziare un turno di notte. A tessere il tutto in un’unica trama è appunto il mare, che qui entra nella città di Trieste come in nessun’altra. C’è chi sceglie il mare per allenarsi, come Monica Cuperlo e Marco Rossi, che all’Ausonia seguono «un corso di Salsa e Bachata della scuola Arianna. Abbiamo iniziato quest’anno. È piacevole stare qui di sera, fare qualcosa di diverso dopo l’ufficio; muoversi un po’ incontrando altre persone, è divertente».
In lontananza si intuisce l’attività lavorativa portuale mentre, fuori dallo stabilimento, qualcuno passa per riva Traiana in scarpe da ginnastica, pantaloni tecnici e cuffiette; alcuni tir sono parcheggiati, un edificio è in vendita, un altro – quello dell’ex Etnoblog – riposa dismesso. Il bagno “Alla lanterna”, noto a tutti come “Pedocin”, a quest’ora è chiuso ma gli ultimi avventori si aggirano ancora per il parcheggio: chi si attarda a chiacchierare al bancone del chiosco con le serrande abbassate, chi sta inforcando lo scooter. Prende il nome dall’ex faro la Lanterna, che si staglia a pochi passi dallo stabilimento. Proseguendo verso il vecchio faro di Trieste si entra in un’area demaniale dove hanno sede, tra gli altri, Guardia costiera e Guardia di finanza. I mezzi militari sono attraccati al molo fratelli Bandiera mentre un cancello delimita la zona accessibile ai soli autorizzati. Qui si è già al largo: lo sguardo è rivolto alle barche a vela ormeggiate in Sacchetta e, più in là, alle Rive sopra le quali svetta il grattacielo di Campo Marzio. Un suono lieve è emesso dagli alberi e dalle sartie mossi dalla marea, mentre su uno dei vari moletti minori della Sacchetta stanno seduti Margherita e Alessandro, due studenti, che guardano «il tramonto dopo un aperitivo da Mimmo, dove si spende meno, e dopo una passeggiata prima di tornare a casa».
A terra, davanti a uno dei diversi camper parcheggiati lungo la riva, due sedie a sdraio rivolte verso il mare testimoniano che i loro proprietari stanno per godersi lo stesso spettacolo. Più avanti ancora, la Stazione Rogers è un punto di ritrovo mai deserto, neanche durante i primi giorni della settimana. Qui c’è Marco Cristofoli, intento a «godersi il meritato riposo sorseggiando una birra, dopo la giornatona lavorativa». Marco viene dalla bassa veronese «che sta sotto il livello del mare» e da dieci anni gestisce il bar Grattacielo, a sua volta punto di riferimento per studenti e lavoratori della ex Facoltà di Lettere e Filosofia. Come Emilia Marra, che sta scrivendo una tesi di filosofia teoretica sul concetto di sistema nel pensiero francese contemporaneo. «Faccio finta di avere un’estate – dice –. È l’ultimo anno di dottorato: sono rimasta in dipartimento fino alle sette e mezza; adesso bevo uno spritz prima di tornare a casa». Con lei ci sono Giacomo e Piero Coronica, che invece sta lavorando alla sua tesi di master in High performance computing, all’Ictp: «Da Grignano passo di qua per recuperare Emilia e poi torniamo a casa attraverso la ciclabile. Anche se l’idea è di bere giusto qualcosa al volo, spesso ci si piazza e si rimane qui».
La Stazione Rogers segna l’inizio del centro. Oltre, costeggiano le società veliche ormai chiuse coppie vecchie e giovani, gruppi di amici in abiti borghesi, turisti che poi consultano gli orari alla fermata dell’autobus. C’è un viavai di automobili mentre un capannello di persone si saluta nel parcheggio di Eataly e altre cenano sul terrazzo. Sullo sfondo ci sono immancabili le barche a vela e, più in là ancora, il marina San Giusto, illuminato di un color mattone. Sul molo Pescheria ci si riversa per ordinare un gelato al Pinguino e fare quattro passi. Le luci cittadine si riflettono sulle navate del Salone degli Incanti. Dall’altra parte della strada, il centro. —
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