La LETTERA - Contromano in superstrada. L’omicida invoca il perdono

TRIESTE «Mi inchino davanti a voi e vi chiedo perdono». Lo scrive in una lettera inviata dal carcere ai familiari delle vittime Josif Jitaru Celestin, 34 anni, rumeno, che nella notte tra il 19 e il 20 giugno ha ucciso Luca Sussich e Valentina Gherlanz, dopo una folle corsa in contromano in superstrada.
La lettera, scritta in un italiano stentato, è stata consegnata dall’avvocato Andrea Cavazzini (che difende Josif Jitaru Celestin insieme ad Emanuele Sergo) ai legali di parte civile che assistono i familiari delle vittime, al pm Lucia Baldovin e al gip Guido Patriarchi. «E non è stata scritta per ottenere qualche beneficio - precisa Cavazzini -, ma solo per un desiderio di ravvedimento».
«Sono il ragazzo dell’incidente - scrive nel messaggio il camionista -. Sto scontando una pena, che non so per quanto tempo durerà. Mi permetto di scrivervi per comunicarvi le mie più sincere scuse. Ho causato un dolore irrimediabile che vi ha fatto perdere una parte del vostro cuore. Ho causato danni ai quali non posso rimediare. Però - aggiunge Josif Jitaru Celestin -, non sono un assassino. Mi rendo conto di quello che state patendo per la perdita dei vostri cari. Perché anch’io ho una famiglia composta da una moglie e da due bambini: uno di undici anni e l’altro che non ha neanche un anno...».

Proprio il dolore causato ai suoi familiari, spiega ancora nella lettera il giovane romeno, lo ha aiutato a mettere a fuoco quello che sono costretti a sopportare i parenti di Valentina e Luca. «Sto pregando per voi e piango ogni volta che mi rendo conto di quello che ho fatto. Desidererei tanto incontrarvi. Anch’io ho subito gravi danni a causa di quell’incidente, ma non so cosa darei per poter scaricare su di me, e solo su di me, tutte le conseguenze di quello che è successo. Vorrei che la mia morte potesse far ritornare in vita i vostri cari. Non so quanto il mio dolore vi potrà aiutare - conclude -. Voglio solo scrivervi che mi inchino davanti a voi in ogni istante in cui voi provate dolore».
Un dolore lancinante, che nessuno oggi proverebbe se quella maledetta notte di cinque mesi fa Josif Jitaru Celestin non si fosse messo alla guida della sua Golf, come si legge nel capo di imputazione, alla velocità di almeno 120 km/h, viaggiando in contromano. Il cittadino rumeno ha percorso infatti in senso inverso per circa 2,5 chilometri una strada a due corsie e unica direzione di marcia, non curandosi delle segnalazioni luminose e acustiche provenienti da altri automobilisti e non fermandosi all’alt intimato da una pattuglia della Finanza. Forse proprio per sfuggire al posto di blocco, l’uomo si è lanciato in una corsa scellerata, spegnendo momentaneamente le luci del veicolo per evitarne l’identificazione, e finendo poi per causare la morte di due persone e il ferimento di altre tre. Quella notte Celestin aveva un tasso alcolemico di 3,14 grammi per litro di sangue. Come se avesse bevuto una decina di birre. Da allora l’automobilista è in carcere con l’accusa di duplice omidicio stradale, lesioni gravi e guida in stato di ebrezza. Si trova dietro alle sbarre perché il Tribunale del Riesame a fine luglio ha revocato il provvedimento degli arresti domiciliari vista l’indisponibilità del braccialetto elettronico che avrebbe dovuto utilizzare per essere controllato.
Quanto ai tempi del processo, Josif Jitaru Celestin comparirà davanti al giudice Massimo Tomassini il prossimo 3 febbraio. Il gip Patriarchi, di fronte all’evidenza delle prove, ha infatti emesso nei giorni scorsi un decreto di giudizio immediato, in forza del quale è stata saltata l’udienza preliminare.
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