La magia del tango tra stelle e falesie sul mare E la baia di Sistiana infiamma la sua estate

Una serata a...
Ha tante anime la baia di Sistiana. Lo si capisce subito dopo aver lasciato l’ultima curva della ripida strada che porta al mare. A sinistra si intercetta il “popolo dei chioschi”, armato di birrette e voglia di raccontarsi la giornata. Poco distante le mamme con bambini strappati via quasi a forza dopo l’ultimo bagno. Ancora più in là gli habituè dei locali, che iniziano a riempirsi dopo il calar del sole.
Quando i pescherecci rientrano in porto, infatti, le luci e la musica si accendono. I bagnanti si distendono sulle sdraio del Cohiba Lounge Beach Bar, sorseggiando un cocktail e lasciandosi cullare dalle vibrazioni della “ambient music”. Il gestore del locale, Roberto Chiatti, forte della sua lunga esperienza in giro per il mondo e degli ultimi 27 anni a Sistiana, è arrivato alla conclusione che il triestino rappresenti una tipologia di cliente difficile, che talvolta è portato a «bere male». «Certi vogliono proprio sentirsi l’alcol scorrere dentro – spiega Roberto – mentre un buon cocktail deve scivolare liscio». Tanti i turisti stranieri dai paesi più vicini, come Austria, Croazia e Slovenia. La baia di Sistiana, però, da baricentrica è divenuta periferica negli ultimi tempi, come spiega Sergio Fari, presidente della società che ha la competenza sulla maggior parte dei locali della baia stessa: «Adesso devi attrarre i clienti, mentre prima bastava la location, tra le più belle al mondo ma sottovalutata da chi abita qua, mentre chi arriva da fuori rimane sempre incantato». La vera serata qui si sviluppa al Cantera, all’altro estremo della spiaggia, oltre l’invitante odore di fritto dei chioschi lungo il parcheggio, dove sei giorni su sette le piste da ballo si riempiono di vita. Da una parte il Cantera caffè per i più giovani e spensierati, dall’altra il Cantera social club per la clientela più adulta ed elegante. Quest’ultimo il martedì si trasforma in una rinomata e storica milonga, sulla quale i tangheri accorsi da tutta la regione danzano fino alle tre di notte in un trionfo di seduzione. Nel tango, l’uomo invita la donna con una “mirada”, cioè con l’incrociarsi di sguardi e con un cenno del capo. Lei può contraccambiare con il “cabeceo”, annuendo con un sorriso, oppure rifiutare voltandosi altrove. Il tutto può succedere nel giro di un attimo e senza che gli altri se ne accorgano. Raffaele Humar non manca l’appuntamento settimanale da due anni e assicura di aver già ballato almeno con i due o tre delle donne lì presenti. Amante di qualsiasi tipo di ballo, ciò che lo affascina in particolare del tango sono «gli abbracci stupendi tra persone che non si conoscono, senza secondi fini, anche se succede che così siano pure nate delle coppie. Grazie al ballo, infatti, si conosce una persona molto di più dopo due brani piuttosto che parlando, perché rappresenta una prosecuzione naturale del proprio carattere».
«Le nostre vite sono troppo spesso piene di parole inutili, mentre col corpo non si può mentire», aggiunge Stefania Pividori, innamorata del tango da quasi sette anni. Osservando questo affascinante ballo da non praticanti, sono molte le ritualità che possono risultare non comprensibili, e tante le domande che si vorrebbero porre ai tangheri, ma risulta sempre impegnativo strapparli dalla forza attrattiva e centripeta della milonga. Milena Vrech, maestra di tango a Cervignano, rifiuta in un primo momento l’intervista, non per riservatezza ma per galateo, poiché si è già impegnata con un ballerino a eseguire la prossima “tanda”, cioè un turno di danza composto di solito da quattro brani. Quando ritorna, si sofferma qualche minuto per affrescare l’essenza del tango: «Un buon ballerino si vede dalla postura, da come accompagna la ballerina e, soprattutto, dal sentimento che fa sprigionare alla coppia». Infatti, ognuno dei tangheri è alla ricerca della cosiddetta “tanda magica”, cioè l’incontro con un partner con cui ci si possa sentire in perfetta sintonia. «Dopo che l’hai trovata, puoi anche andare a casa soddisfatta, ma accade solo una volta ogni tanto», precisa la maestra Milena.
Eppure, al Cantera pare che qualcuno abbia trovato un’intesa perfetta. «Una tanda magica perenne, ma solo nel ballo. Per questo funziona!», afferma Maria Fernanda, detta “la Pebeta”, prima di scappare con Paolo Castellone per una milonga dal ritmo rapido e impegnativo. «Molti si soffermano sulla tecnica, ma da sola lascia un arido vuoto, altri sull’interpretazione, cioè su come si muove il corpo in base ai ritmi dell’orchestra, e infine pochissimi sull’ascolto dell’ambiente, in sinergia con il partner, con gli altri ballerini, la pista e il pubblico», spiega Paolo al termine della tanda. Prima di tornare sulla milonga, Paolo espone quella che lui considera una «cattiva definizione» del tango: la frustrazione di un desiderio. Ma non si riesce a credere che si tratti solo di ciò quando si guardano proprio Paolo e Maria vorticare elegantemente sulla pista da ballo in mezzo alla magia della baia di Sistiana. —
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