La materia prima ora arriva dalla Slovenia

«Finisce un’epoca»: così Marco Savi, rsu di Filca-Cisl ha aperto l’assemblea che assieme ai rappresentanti delle altre sigle ha tenuto ai dipendenti dello stabilimento triestino di Italcementi le cui sorti erano già state tracciate nel corso della visita in via Caboto di Giuseppe Agate, responsabile per il Gruppo delle relazioni sindacali e che poi sono state recepite nell’accordo nazionale sottoscritto la settimana scorsa. In base al Piano 2015 che intende rispondere al calo della domanda conseguente alla crisi del settore edilizio, come ha spiegato il direttore generale del Gruppo, Giovanni Ferrario, le 14 cementerie attuali (dopo la cessione dell’impianto di Pontassieve e la trasformazione di Vibo Valentia e di Porto Empedocle in centri di macinazione) sono state suddivise in gruppi con connotazioni strategiche differenti. Il primo gruppo, che comprende gli impianti di Calusco, Rezzato, Colleferro, Samatzai, Matera e Isola delle Femmine formerà l’ossatura portante della capacità produttiva in Italia. Un secondo gruppo di cementerie (Sarche, Guardiaregia, Scafa, Castrovillari e Salerno) nel prossimo biennio opererà a ciclo continuo con flessibilità nelle fasi in cui il mercato richiederà questa capacità produttiva aggiuntiva, mentre la produzione di clinker a Monselice, Broni e Trieste sarà fermata, mantenendo negli impianti l’attività di macinazione e spedizione.
Ora per l’attività di macinazione Trieste si rifornisce del clinker, che viene appunto prodotto ad alte temperature ed è componente base del cemento, dal cementificio di Anhovo, nei pressi di Nova Gorica. Si tratta dello stesso cementificio al quale era destinato parte dell’amianto sbarcato tra il 1960 e il 1996 allo scalo triestino e che veniva destinato alla produzione di eternit. Fu addirittura nel 1938 che venne sviluppato il primo progetto di Italcementi per realizzare una cementeria a Trieste. Il secondo conflitto mondiale blocca il progetto che viene ripreso nel dopoguerra assicurandosi l’area necessaria nella zona industriale derivante dalle opere di bonifica avviate nel 1950 dall’Ente del Porto industriale di Zaule. La prima pietra viene posata il 21 gennaio 1951 e il primo forno entra in esercizio il 28 luglio 1954. Nel 1959 viene completata la realizzazione del pontile di 200 metri con gru e l’esportazione del cemento via mare inizia con 5 navi per un totale di 13mila tonnellate di cemento in sacchi destinate al Vietnam e all’Africa. Il lavoro in banchina coinvolge nel solo 1968 oltre 150 navi. Alla fine del 1982 inizia la produzione di clinker ferrico con macinazione di cementi speciali per l’esportazione e viene avviato l’impianto a carbone. Malgrado la cessione di clinker ad altre cementerie e la produzione di cementi speciali, la crisi generale dell’area porta però a bassi livelli produttivi con periodiche fermate dei forni per eccesso di scorte. (s.m.)
Riproduzione riservata © Il Piccolo