La pandemia allontana i genitori detenuti dai figli, ma in aiuto arriva il Telefono giallo

Come faccio a dire ai miei compagni di scuola che mio papà è in carcere? Se viene a saperlo la maestra? E se non c’è nessuno che mi accompagna a trovare mia mamma detenuta, come posso fare? L’associazione Bambinisenzasbarre di Milano, attiva dal 2002, risponde a queste domande a livello nazionale, offrendo sostegno psicopedagogico ai bambini figli di genitori detenuti e alle loro famiglie.
Uno degli strumenti utilizzati è il Telefono Giallo, un servizio di “helpline” che fornisce informazioni e consulenza psicologica nella difficile fase che segue l’arresto. Il team è composto da 15 psicologi che hanno alle spalle una lunga esperienza coltivata in molti anni di attività negli Istituti penitenziari della Lombardia e operando in rete con altre realtà del circuito penale italiano. Secondo i dati ministeriali, in Italia sono circa centomila i bambini che hanno la mamma o il papa in carcere. Bambini che corrono un alto rischio di interrompere il legame affettivo con il proprio genitore e quindi di essere maggiormente coinvolti in fenomeni di abbandono scolastico, disoccupazione, disagio sociale e illegalità.
«Negli ultimi mesi la pandemia di Covid-19 ha reso più forte ed evidente il distacco dovuto alla detenzione – spiega Lia Sacerdote, presidente e responsabile scientifica dell’associazione –: dall’inizio dell’emergenza sanitaria, infatti, bambini e ragazzi non sono più entrati in carcere per fare le visite. E la detenzione implica già in sé una relazione che ha difficoltà a mantenersi. Riceviamo telefonate da tutta Italia, in accordo con il Dipartimento Penitenziario, e abbiamo creato una rete che va da Nord a Sud». Il Telefono Giallo garantisce anche un’attività di consulenza per gli operatori sociali, penitenziari o del Terzo Settore, sui temi della tutela e del mantenimento della relazione tra adulti e bambini e sulle procedure di accoglienza in carcere. Il tutto seguendo le linee guida della “Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti”, un protocollo siglato dall’associazione con l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e il Ministero della Giustizia. Per rendere più fruibili i suoi servizi, Bambinisenzasbarre ha attivato una app, “Telefono Giallo”, pensata per offrire sostegno a distanza ai bambini e ai ragazzi, con uno o più genitori in carcere, che hanno tante domande senza risposta e non sanno a chi rivolgerle. Dalla app è possibile accedere direttamente a numerose informazioni su indirizzi, orari, regole di ingresso, autorizzazioni specifiche, recapiti, fino alla spedizione di pacchi in carcere.
«È una possibilità per i familiari per non sentirsi soli e per ragionare insieme a specialisti sulle risposte da dare alle difficili domande che ogni giorno i figli pongono. E per i bambini, spesso già emarginati e vittime di pregiudizi a causa della loro situazione, è un’opportunità per costruire una comunità virtuale con scambio di bisogni e consigli», conclude Sacerdote.
Per ricevere aiuto è possibile chiamare o scrivere un sms o un Whatsapp al numero 392 9581328 o inviare una e-mail a: telefonogiallo@bambinisenzasbarre.org. Il servizio è attivo dalle 10 alle 18, dal lunedì al venerdì. In questi giorni è in corso una campagna di donazione e sensibilizzazione televisiva che durerà fino al 2 gennaio 2021(attivati.bambinisenzasbarre.org). —
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