La pista di Gradisca fa tremare una lunga lista di pirati del web

Non si ferma il lavoro delle Fiamme gialle e della Procura di Gorizia pronti a colpire anche i fruitori dei programmi. Pena fino a 6 anni e multa anche di 25 mila euro 
Oltre settecento siti web e 300 piattaforme Iptv pirata per la trasmissione di contenuti a pagamento sono stati oscurati dalla Guardia di Finanza. Secondo quanto si apprende da fonti inquirenti, l'attività rientra nell'ambito di una maxi indagine del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche delle Fiamme Gialle coordinata dalla procura di Napoli. ANSA/GUARDIA DI FINANZA +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++
Oltre settecento siti web e 300 piattaforme Iptv pirata per la trasmissione di contenuti a pagamento sono stati oscurati dalla Guardia di Finanza. Secondo quanto si apprende da fonti inquirenti, l'attività rientra nell'ambito di una maxi indagine del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche delle Fiamme Gialle coordinata dalla procura di Napoli. ANSA/GUARDIA DI FINANZA +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++



La battaglia a tutela del diritto d’autore contro la pirateria informatica della Guardia di finanza di Gorizia non si ferma. Mentre nell’ambito dell’operazione “Evil web” le Fiamme gialle isontine attendono la risposta alle rogatorie internazionali che consentiranno di accedere ai server dislocati ai quattro angoli del mondo per identificare – dopo i fornitori di contenuti illegali – anche gli utenti, la stessa Finanza lancia un monito e ricorda che condividere un link illegale è un reato molto più grave del, comunque grave, accesso ai contenuti pirata. Con un singolo gesto, apparentemente innocente, si salta la barricata e si diventa automaticamente organizzatori di pirateria. Non si sta più solo usufruendo di un contenuto, lo si sta anche diffondendo.

Rimane in ogni caso un reato grave anche la partecipazione passiva. Lo sanno bene gli utenti di quei siti pirata che nelle scorse settimane, mentre seguivano una partita di calcio attraverso canali illegali, hanno visto improvvisamente interrompersi la trasmissione e si sono trovati sullo schermo un avviso nel quale, oltre ad informarli che la piattaforma utilizzata era stata sottoposta a sequestro per violazione sulle norme della proprietà intellettuale, si poteva leggere che la sottoscrizione o l’utilizzo di servizi di streaming illegale comporta una pena da sei mesi a tre anni di reclusione e la multa da un minimo di 2.582 a un massimo di 25.822 euro. In quel caso, come in quello dell’operazione della Guardia di Finanza di Gorizia i dati di accesso costituiscono materiale probatorio a disposizione dell’Autorità giudiziaria e se emergerà che c’è stata anche condivisione il reato contestato sarà quello di diffusione di materiale protetto dal diritto d’autore.

L’operazione “Evil Web”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Gorizia, era partita dalla piccola Gradisca d’Isonzo e si era poi rapidamente allargata a macchia d’olio a tutto il Paese. Il sequestro dei 58 siti web e dei loro alias, oltre che di 18 canali Telegram, aveva permesso di bloccare 80 milioni di accessi annuali (circa il 90% della pirateria audiovisiva ed editoriale in Italia). A rendere particolarmente importante e incisiva l’operazione è stato però l’approccio investigativo che, per la prima volta in ambito penale italiano, ha visto l’adozione della misura cautelare reale sugli alias associati ai domini web di secondo livello. L’innovazione procedurale ha consentito l’immediata inibizione di centinaia di nuovi domini web illecitamente creati dai pirati nell’intento di aggirare l’originario provvedimento di sequestro. Detto in maniera più semplice: una volta attaccati, i siti si replicano con nomi quasi simili a quelli originari e questo permette loro di essere comunque raggiunti da chi li cerca. Grazie al nuovo approccio, come si generano, vengono automaticamente messi sotto sequestro. Gli investigatori hanno focalizzato la loro attenzione sia sul mondo della pirateria audiovisiva ed editoriale, sia sul sistema illegale delle cosiddette IpTv (le trasmissioni televisive su reti informatiche). Anche attraverso i servizi di messaggistica istantanea e broadcasting venivano diffusi contenuti multimediali illegali di ogni genere: dai film di prima visione, ai prodotti delle PayTv. C’era di tutto: eventi sportivi, giornali, cartoon, pornografia, software, riviste, manuali e tanto altro ancora.

In merito alle IpTv illegali, sono in corso attività per risalire all’identità degli abbonati (anche dall’estero). –

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