La presidente Boldrini: «Non è compito mio»

La presidente della Camera Laura Boldrini ha risposto alla lettera inviatale dall’assessore provinciale Ilaria Cecot, dedicata al caso-profughi a Gorizia. «Comprendo i drammatici problemi ai quali fa cenno e la frustrazione spesso legata alla complessa gestione del sistema dell’accoglienza - scrive la Boldrini -. Il ruolo che ricopro non mi consente, però, alcun intervento diretto. Ho, in ogni caso, inoltrato la sua lettera al ministro dell’Interno pregandolo di valutarne il contenuto ed assumere le conseguenti determinazioni di competenza del suo dicastero». Quindi, in un certo senso, Laura Boldrini si chiama fuori ma ringrazia la Cecot per «l’abnegazione e la passione con le quali svolge il suo delicato incarico che emergono anche dalla lettera che mi ha voluto indirizzare». L’assessore Cecot aveva fatto una cronistoria della vicenda e delle 94 persone, richiedenti asilo politico, che «vivevano nel fango sotto la pioggia, accampati sull’Isonzo, fiume sacro alla Patria, divorati da insetti, circondati da topi, bevendo l'acqua del nostro fiume, in cui è vietata la balneazione. «Tutto ciò - rincarò Cecot - sotto lo sguardo cieco della città ed ancor peggio del Comune di Gorizia, che per posizione ideologiche rinnega qualsiasi coinvolgimento o responsabilità nella gestione del fenomeno immigrazione». Cecot, nella missiva alla Boldrini, si era detta «schifata» per la bagarre politica e parlava di «sussidiarietà rovesciata» poiché «sono i volontari che si sostituiscono allo Stato, facendo ciò che la Prefettura dovrebbe fare per legge. Lo Stato scrive e recepisce leggi bellissime, ma le leggi vanno applicate. La materia immigrazione è complessa, lo sappiamo, ma esistono norme che lo Stato impone, norme anche assurde come la Bossi-Fini, ma ora lo Stato dov'è? Queste persone hanno diritto all'assistenza per legge e sembra che allestire una tendopoli, gestita dal cuore della gente, dai cittadini comuni per portare queste persone in salvo, sia stato un crimine. I meravigliosi volontari si stanno assumendo responsabilità che a loro non competono, responsabilità che spettano alla Prefettura, allo Stato». Cecot ricordava che identica cosa succede al Cara di Gradisca, «una struttura - le sue testuali parole - che ha dimostrato ampiamente di essere non funzionale e inadeguata, ma che continua ad esistere perché voluta dallo Stato. Quello stesso Stato che poi non paga lo stipendio ai lavoratori, che non rimuove la cooperativa inadempiente sotto molteplici punti di vista. Sono i lavoratori che sovente comperano i materiali per mandare avanti la struttura, perché hanno un cuore ed una coscienza che lo Stato... non ha».
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