La Procura cerca le cause dell’incendio Messo in sicurezza il tetto della palazzina

Laura Borsani
Si cercano le cause che hanno determinato l’incendio della palazzina di via Valentinis, ancora inagibile e “blindato” dalle strisce rossobianche in ordine al sequestro dell’immobile. La Procura infatti sta coordinando le indagini al fine di accertare le modalità dell’evento e risalire agli elementi utili a spiegare come sia scaturito il rogo nell’appartamento posto al secondo piano, nel quale risiede una famiglia bengalese, i genitori e due bambini di 6 e 2 anni e mezzo.
Ieri mattina i vigili del fuoco sono tornati al civico 94 per “sovrintendere” ai lavori di sistemazione del tetto danneggiato in corrispondenza dell’alloggio andato distrutto dal fuoco. Un intervento affidato dall’amministratore dell’immobile ad una impresa, al fine di garantire una prima copertura per evitare ulteriori danneggiamenti, rispetto agli effetti meteo, come la pioggia e quindi allagamenti o infiltrazioni d’acqua all’interno dello stabile. Intervento che è stato concesso dalla Procura. I vigili del fuoco, pertanto, in virtù del sequestro, ieri mattina hanno seguito a titolo di “sorveglianza” l’attività avviata dall’impresa, per la messa in sicurezza delle parti comuni della palazzina.
La Procura incaricherà un perito al fine di verificare lo stato dell’immobile e “diagnosticare” cause ed eventuali responsabilità circa l’innesco delle fiamme.
L’indagine in corso è affidata al pubblico ministero Laura Collini. Il procuratore capo Massimo Lia ieri ha confermato che le verifiche stanno procedendo e che quindi sarà eseguito un accertamento tecnico al fine di stabilire le cause dell’incendio e le eventuali responsabilità. Un perito eseguirà i rilievi sul posto per poi riferire alla Procura l’esito degli accertamenti, a prescindere dai tempi di deposito della relativa perizia. Qualora pertanto saranno forniti gli elementi utili ad avere un quadro compiuto di quanto è accaduto, si andrà al dissequestro dell’immobile. Difficile al momento prospettare tempistiche.
Attesa, dunque, a poco più di una settimana dall’incendio e dallo sfollamento degli inquilini, tra cui una decina di famiglie di origine bengalese con i loro bambini. Domenica 9 marzo, verso le 11, si era materializzato “l’inferno di fuoco”. Le fiamme e il fumo intenso si erano rapidamente propagate nell’appartamento del secondo piano. La famigliola aveva abbandonato subito l’abitazione. Erano nella camera matrimoniale, come aveva raccontato il capofamiglia, quando avevano sentito odore di fumo. Il bambino di sei anni aveva segnalato le fiamme e il fumo denso che fuoriuscivano da una piccola stanza. L’uomo si era preoccupato prima di mettere in sicurezza moglie e bambini, assicurandosi che raggiungessero l’area esterna, per poi preoccuparsi per quanto possibile di avvisare gli altri inquilini. Un fuggi fuggi generale, mentre l’appartamento veniva invaso dalle fiamme andando completamente distrutto.
S’era messa in moto la mobilitazione, con l’arrivo dei soccorsi e dei vigili del fuoco, partiti con sei mezzi dalla sede di Monfalcone e da Gorizia, una quindicina gli uomini impegnati a lungo nell’opera di spegnimento dell’incendio, seguita dalla bonifica e dalla verifica in ordine allo stato dell’immobile. Palazzina dichiarata inagibile. I carabinieri avevano assunto le indagini, si era unita anche la Polizia.
Gli operatori del 118 s’erano presi cura di quanti sembravano accusare malesseri, fino a trasferire al San Polo una famiglia bengalese e un’anziana. Nessuna conseguenza per le persone, ma inevitabile è stato lo sfollamento degli inquilini, la maggior parte alloggiati all’albergo La Sirenetta.—
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