La Procura: Dragan a processo per il crac

L’imprenditore è accusato di truffa e bancarotta fraudolenta per un milione di euro
Giorgio Dragan
Giorgio Dragan
Bancarotta fraudolenta e truffa. Per queste accuse la procura ha chiesto il rinvio a giudizio di Giorgio Dragan, 67 anni, uno dei più noti mobilieri triestini, a lungo impegnato anche come dirigente sportivo.


È rimasto coinvolto nel crac della «Mobili San Giusto», la società di cui era socio accomandatario. Ma anche in quello della «Casa design srl» che per conto dello stesso imprenditore si occupava di «trasporti, montaggi e progetti di mobili e arredi». Entrambe le ditte avevano sede in via Diaz: la prima al numero 12, l’altra al 14. Ed entrambe sono state dichiarate fallite nel 2004 con uno sbilancio vicino alla somma di un milione di euro.


Secondo la procura – che si è avvalsa nelle indagini degli investigatori della Guardia di finanza – Giorgio Dragan ha dissipato una rilevante quantità di denaro delle sue imprese prossime al fallimento. Nell’indagine sono stati ricostruiti prelievi allo sportello in banca, assegni, Bancomat e anche pagamenti ricevuti dall’American Express riguardo acquisti effettuati da clienti con la carta di credito. Soldi tutti che anzichè finire nelle casse dell’azienda arrivavano - secondo la procura - in quelle di Giorgio Dragan. Ma non solo.


Nel capo d’accusa si parla diffusamente di un contratto d’affitto fittizio da parte della «Mobili San Giusto» in favore della «Diaz Arredamenti», società controllata al 50 per cento dallo stesso imprenditore. È emerso anche che l’imprenditore teneva le scritture contabili in modo tanto disordinato da non rendere possibile alcuna ricostruzione dei movimenti.


Inoltre sarebbero state false registrazioni per nascondere i prelievi di denaro. La «Casa Design Srl», l’altra azienda fallita riconducibile allo stesso Giorgio Dragan, aveva nel 2000 un indebitamento spaventoso, pari a 13 volte il capitale sociale. Insomma per la Finanza era solo una facciata. Dalle indagini è emerso che l’indagato aveva firmato due contratti di affitto d’azienda in favore della Diaz arredamenti, società per metà dello stesso Dragan che in pratica prevedevano la cessione dell’intero magazino, dell’avviamento e del personale senza alcun obbligo di rendiconto e senza pagare nulla.


Questo, secondo la procura, per evitare l’esecuzione fallimentare. I finanzieri hanno anche accertato una serie di truffe. Le vittime sarebbero stati ignari acquirenti che tra il novembre 2003 e il settembre 2004 hanno firmato ordini per svariate migliaia di euro ma non hanno mai ricevuto i mobili desiderati. I soldi degli acconti o addirittura degli ordini completi sono finiti, secondo l’accusa, tutti nelle tasche di Giorgio Dragan.


Il nome della «Mobili San Giusto» era salito alla ribalta della cronaca all’epoca del crac della «And srl». La And aveva ottenuto un’importante commessa dalla vecchia Banca di credito di Trieste, poi travolta da un crac di 350 miliardi di lire. La società di cui Franco Tabacco (ex segretario regionale del Pli e ex presidente dell’Ezit) era amministratore era stata incaricata di fornire gli arredi per la nuova sede di piazza Dalmazia. Un affare da 5 milioni di euro. Tabacco si era associato con la «And srl» alla «Mobili San Giusto» e alla «Equipe Mobili», dando vita a una associazione in partecipazione al 50 per cento.


I rapporti tra Tabacco e Giorgio Dragan si erano però deteriorati a causa di alcune fatture rimaste inevase. E l’Equipe mobili che ha cessato l’attività da anni, aveva ottenuto dai giudici un decreto ingiuntivo al quale Tabacco non aveva fatto opposizione. Grazie a questo titolo Giorgio Dragan o meglio la sua società, aveva ottenuto il fallimento della And srl. Era il febbraio del 1998. Poi era entrata in scena la procura ed era stata aperta l’inchiesta per bancarotta. Tabacco era finito in carcere ed era stato costretto a patteggiare la pena di due anni senza condizionale.
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