La resistenza del Cral del Porto «Non molliamo il Magazzino 42»

La Marittima serve tutta per le crociere ma il circolo non cede le chiavi e minaccia ricorso al Tar sostenendo che i patti sono stati disattesi: ok al trasloco ma solo quando sarà pronta l’alternativa
Di Piero Rauber
sterle trieste circolo dopolavoristico del cral staz marittima
sterle trieste circolo dopolavoristico del cral staz marittima

Erano 5 anni - da quando un primo estenuante braccio di ferro con l’Autorità portuale si era risolto con un “esproprio” concordato della loro palestra in cambio di un’altra - che si professavano pronti a farsi sfrattare una volta per tutte per l’interesse superiore della città. A patto che il padrone di casa, con la lettera di sfratto, consegnasse anche le chiavi di un altro posto. Di un’alternativa insomma alla loro sede, alla “base” delle loro riunioni e delle loro feste.

Ora i dirigenti del Cral (lo storico e numericamente potentissimo circolo ricreativo di dipendenti e pensionati del Porto, forte per la cronaca di 14 realtà associative tra gruppi di ritrovo dopolavoristico e sezioni sportive) si proclamano invece pronti a difendere con tutte le armi possibili il loro quartier generale incastonato nella Stazione marittima destinata a diventare esclusivo (o quasi) terminal crociere. Armi che sono niente meno che vecchie sentenze di Tribunale, conseguenti accordi tra le parti e altrettanto vecchie (ma ce ne sono anche di recenti...) corrispondenze bollate col padrone di casa, l’Autorità portuale per l’appunto: tutte carte, queste, in base alle quali la stessa Authority risulterebbe essersi impegnata nero su bianco a fornire al suo Cral una nuova sistemazione prima di reimpossessarsi della Sala Vittoria, costola sinistra del Magazzino 42. E il campo di battaglia, già che si parla di armi, rischia così di diventare l’aula di un tribunale: quello amministrativo. Davanti al Tar potrebbe essere impugnata la lettera di sfratto arrivata alcuni giorni fa proprio nella sede del Cral della Stazione marittima col timbro dell’Autorità portuale. Un invito a smammare immediatamente privo però - lamentano i dirigenti del Cral per voce del presidente Lorenzo Deferri - di contropartita sotto forma di chiavi di un altro posto in cui poter traslocare per le vie brevi.

Ecco spiegato, dunque, il dietrofront di quelli del circolo ricreativo del Porto - prima per l’appunto disposti a farsi sfrattare, ora non più - i quali nella settimana di Pasqua hanno persino chiesto e ottenuto “udienza” urgente dal laicissimo e impegnatissimo Roberto Cosolini. Il sindaco è in effetti anche membro del Comitato portuale, e la delegazione del Cral gli ha chiesto di “rappresentare” il problema, proprio alla prossima seduta del Comitato portuale, direttamente all’interlocutore-chiave: la numero uno dell’Authority Marina Monassi.

«Il sindaco ha preso atto e ci ha assicurato che farà presente la questione», racconta lo stesso Deferri. Il quale, tuttavia, tiene sia chiara una cosa: «Noi del Cral non vogliamo bloccare nessuno sviluppo della città, nessun traffico di crociere. Ed è soprattutto per questo che siamo andati da Cosolini, affinché il capo della comunità cittadina fosse informato del fatto che, se ci muoviamo con la stampa e diamo mandato di vagliare le carte al nostro legale, l’avvocato Paolo Stern, noi non facciamo barricate di retroguardia, ma vogliamo solo il rispetto dei patti con l’Autorità portuale».

Deferri fa riferimento in particolare, come detto, a una lettera datata 23 marzo, ricevuta il 29 (due giovedì fa) e firmata dalla dirigente della direzione Demanio e contratti dell’Authority, la dottoressa Francesca Trampus, nella quale «si comunica l’esigenza della scrivente amministrazione di rientrare in possesso della Sala Vittoria, per motivi connesse alle proprie finalità istituzionali». E così «si invita codesta associazione a volersi presentare al settore Demanio entro dieci giorni dal ricevimento della presente, per la riconsegna del locale in argomento».

I dieci giorni, facendo due conti, sono scaduti il giorno di Pasqua. Il Cral però le chiavi se l’è tenute. E nel frattempo ha chiesto via fax un incontro di delucidazioni alla Monassi. Prima di lei, però, ha risposto Cosolini. Che è il sindaco, ma in questo caso non il padrone di casa.

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