La rissa dei no global è senza colpevoli

Prescrizione dopo 10 anni degli imputati tranne i recidivi per i quali scatterà nel 2018. Bertoli chiede di essere processato
Di Roberto Covaz
Bumbaca Gorizia 08.02.2017 Processo No Global © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 08.02.2017 Processo No Global © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

A giugno per gli imputati che non hanno precedenti i reati saranno prescritti. Per i quattro imputati con recidiva la prescrizione interverrà a gennaio. A ottobre prossima e, forse, ultima udienza del processo per gli scontri tra antifascisti e aderenti a Forza Nuova avvenuti l’8 ottobre 2007 a Monfalcone. Nell’udienza di ottobre è previsto che l’imputato Arturo Bertoli, figura di primo piano della politica monfalconese, rinunci alla prescrizione chiedendo di essere processato. L’ipotesi è che l’ulteriore udienza sarà fissata a gennaio, dopo i termini della prescrizione. A 10 anni di distanza dai fatti il processo a carico di 13 appartenenti ai movimenti antifascisti della Venezia Giulia si avvia a conclusione senza che la giustizia abbia fatto il suo corso. I reati contestati sono resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, percosse e violenza privata. Gli imputati sono Matteo Bovenzi, Andrea Olivieri, Carlo Visintini, Marco Visintin, Stefano Micheluz, Jari Nadale, Mauro Bussani, Katarina Fischer, Enrico Iaiza, Francesco Francioso, Ugo Milo, Passagnoli, Arturo Bertoli.

Quattro imputati ieri in aula nelle dichiarazioni spontanee rese alla giudice Frattolin hanno professato innocenza e «il diritto-dovere ad essere presenti quel giorno a Monfalcone». Aula ed esterno del Tribunale presidiati dalle forze dell’ordine. All’interno, oltre agli imputati e ai loro difensori (presenti Iacono, Ferrucci e Battello) e al pm Di Taranto decine di sostenitori dei “disobbedienti” che hanno raccolto l’appello lanciato sui social a presidiare l’udienza.

Per primo ha parlato un ispettore di polizia all’epoca in forza al commissariato di Monfalcone. Ha riferito tra l’altro di essere stato colpito alla schiena da Andrea Olivieri, leader dei manifestanti «riconoscibile perché indossava un casco bianco». Il teste ha ricostruito sommariamente l’organizzazione messa in campo dal commissariato a tutela dell’ordine pubblico. Ricostruzione disseminata da tanti «non ricordo». Le foto pubblicate su Il Piccolo testimoniano degli scontri. Aspetto però ininfluente ai fini del processo.

Molto articolata la deposizione di Olivieri che si è rifatto a tragiche vicende familiari della lotta di Liberazione per affermare «cos’è stato il fascismo cui si ispira Forza Nuova». Olivieri ha anche puntato il dito contro la lentezza della giustizia ricordando che appena poche settimane fa ha scontato otto mesi di reclusione (“scontati” con l’affidamento sociale) per un fatto avvenuto nel 2003. La ricostruzione dei fatti avvenuti l’8 settembre 2007 proposta da Olivieri smentisce quanto affermato dal poliziotto: «Noi eravamo a manifestare in piazza della Repubblica. L’accesso da via Rosselli a via Ceriani era impedito dalle transenne oltre alle quali c’era la celere. Abbiamo fatto sgombrare un banchetto di Forza Nuova dalla piazza e ci siamo diretti verso l’imbocco di via Ceriani. Bloccati davanti dalla celere siamo stati attaccati alle spalle da esponenti di Forza Nuova con aste di bandiere e bastoni. È ovvio che un minimo di autodifesa ci sia stato».

Hanno poi parlato Stefano Micheluz, Carlo Visintini e Katarina Fischer. È emerso - come dalle parole di Olivieri - che il principale obiettivo della manifestazione degli antifascisti era la giunta comunale di Monfalcone rea «di aver autorizzato l’utilizzo della biblioteca per un incontro di neofascisti. Inaccettabile per un comune decorato con la medaglia d’argento al valore civile». «Meritiamo un grazie, altro che una condanna. In fondo non è successo nulla, a parte due spintoni» ha invece concluso Visintini. Micheluz ha parlato del «dovere morale di opporsi al neo fascismo nel rispetto dei più deboli». Ancora Olivieri ha riferito che in seguito a quella manifestazione l’assessore comunale alla Cultura, Stefano Piredda «rassegnò le dimissioni». Circostanza questa tutta da verificare.

Significativa la deposizione di Katarina Fischer: «Appartengo a una famiglia di origine slava ed ebrea. Non mi ha mandato nessuno in piazza quel giorno a protestare contro la manifestazione dei neo fascisti. Ci sono andata per rispetto verso la mia famiglia».

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