La Slovenia perde in Europa la guerra del vino “Teran”

I produttori dell’Istria croata potranno continuare usare il marchio sulle etichette. «Uno schiaffo all’ex ministro Židan» denuncia l’europarlamentare Bogović
l vitigno del Terrano sul Carso sloveno da cui nasce il vino “Teran”
l vitigno del Terrano sul Carso sloveno da cui nasce il vino “Teran”

Lubiana. Una sconfitta attesa, ma nondimeno cocente, in una guerra del vino che va avanti da troppi anni. È quella incassata ieri dalla Slovenia al Tribunale dell’Unione europea, uno degli organi giurisdizionali Ue, assieme alla Corte di giustizia. Tribunale che ha respinto un procedimento avviato tre anni fa dalla Slovenia contro la Commissione europea, presentato per ottenere la revoca del famigerato, agli occhi di Lubiana, regolamento delegato Ue 2017/1353.

Il regolamento permette – sulla base di rigorose condizioni – anche ai produttori dell’Istria croata di usare sull’etichetta il nome “Teran”, che la Slovenia vorrebbe di suo esclusivo dominio. Regolamento che è valido, la Commissione ha agito in maniera corretta nell’adottarlo e nel farlo non ha leso le aspettative e gli interessi dei produttori sloveni, ha tuttavia stabilito ieri il Tribunale, respingendo il ricorso di Lubiana. La Corte con sede in Lussemburgo ha ricordato che la Commissione aveva concesso ai produttori dell’Istria croata di usare il termine Teran sulle etichette, con la scritta «Hrvatska Istra» e, più in piccolo, il nome Teran, malgrado l’opposizione di Lubiana che vanta una Dop sul Teran fin dal 2006.

La decisione era stata presa nel 2017, dopo aver «tentato, invano, di trovare una soluzione negoziata tra la Croazia e la Slovenia», hanno ricordato i giudici. Soluzione impossibile, in particolare per i niet di Lubiana, spingendo Bruxelles «ad adottare una deroga», resa retroattiva fino al 2013 – anno dell’adesione di Zagabria alla Ue - in materia di etichettatura. Questo per «consentire alle DOP e alle pratiche esistenti in materia di etichettatura di coesistere pacificamente dal momento in cui una Dop è registrata o applicabile», si legge sulla sentenza pubblicata ieri. Non ci sarebbe stata dunque alcuna violazione del principio della certezza del diritto, né di diritti acquisiti, né elementi ostativi a causa della retroattività dell’atto della Commissione, ha stabilito il Tribunale con sede in Lussemburgo, in una sentenza contro cui è possibile presentare ricorso ma solo per questioni di diritto. Lubiana non si è ancora espressa in questo senso. La cosa certa è che a Zagabria, ieri, si sono stappate bottiglie di rosso buono. Umori ben diversi invece in Slovenia, che mirava all’uso esclusivo del termine e che invece «ha perso la battaglia del Teran», hanno scritto in evidenza i media di Lubiana.

Il verdetto è «uno schiaffo in faccia a Dejan Židan», ex ministro socialdemocratico dell’Agricoltura, colpevole di «aver poco diplomaticamente rifiutato di negoziare con la controparte croata e la Commissione europea sul Teran», ha attaccato ieri l’europarlamentare Franc Bogović, una lettura confermata su Twitter dallo stesso premier Janez Janša. È una nuova «sconfitta diplomatica» per Lubiana e il prezzo lo pagheranno «i produttori» sloveni, ha aggiunto Bogović.

Sulla stessa linea il ministro degli Esteri sloveno, Anze Logar, che ha parlato di sentenza «che non aiuta la Slovenia». Laconico il commento dell’associazione slovena per la protezione del Teran, che per bocca del suo presidente, Marjan Colja, ha ammesso la «delusione» dei produttori sloveni. Di opposto tenore le dichiarazioni dell’europarlamentare della Dieta Democratica istriana Valter Flego, che ha parlato di «vittoria della ragione».

Soddisfatto pure il ministro degli Esteri croato, Gordan Grlic Radman, che ha affermato che il Tribunale Ue ha «corretto l’ingiustizia del 2013», quando Lubiana fece togliere dagli scaffali dei negozi il Teran croato e di decisione che tutela «i diritti dei produttori di vino croati». —


 

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