La sua paziente morì a causa di un’embolia Medico di base assolta da tutte le accuse

Maria Antonietta Sorrentino doveva rispondere di omicidio colposo e falso nel rilascio del certificato di malattia di Michela Folladore
Bumbaca Gorizia 11.09.2018 Tribunale © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 11.09.2018 Tribunale © Fotografia di Pierluigi Bumbaca



Il medico di base Maria Antonietta Sorrentino è stata assolta. Sia per il reato di omicidio colposo relativo al mancato riconoscimento dei sintomi della patologia che aveva portato alla morte improvvisa la 44enne Michela Foladore, sia per il reato di falso nel rilascio del certificato di malattia senza aver visitato la paziente. In entrambi i casi il fatto non sussiste.

La sentenza è stata pronunciata mercoledì mattina, al Tribunale di Gorizia, dal giudice monocratico Marcello Coppari, dopo circa 45 minuti di Camera di consiglio, nel quale s’era ritirato dopo aver ascoltato le repliche da parte della pubblica accusa, della parte civile e della difesa. Nessuna responsabilità, dunque, per la dottoressa nei confronti della paziente che aveva in cura, difesa dall’avvocato Riccardo Cattarini.

Nel procedimento si sono costituiti parte civile i genitori della giovane donna, Bruna e Franco, rappresentati dall’avvocato Enrico Agostinis. Si attendono a questo punto le motivazioni alla sentenza per le quali il giudice s’è riservato 90 giorni ai fini del deposito.

La pubblica accusa, rappresentata da Valentina Bossi e da Mery Mete, aveva chiesto la condanna a un anno e 4 mesi, pena alla quale s’era associata la parte civile, che aveva anche proposto istanza di risarcimento. La sentenza emessa dal giudice Coppari va evidentemente in direzione della difesa, che aveva richiesto l’assoluzione per entrambi i capi di imputazione. Una materia complessa e delicata, e per il giudice il comportamento del medico di base non è riconducibile alla morte della paziente, così come non è stato ravvisato alcun elemento di responsabilità circa il falso nella certificazione della malattia, stando almeno alla formula del pronunciamento della sentenza «perché il fatto non sussiste».

Michela Foladore era deceduta la mattina del 14 maggio 2011, per embolia polmonare massiva. Una donna molto conosciuta, lavorava alla Confindustria di Gorizia, quale responsabile del settore amministrativo e rapporti istituzionali. Allora era stata costretta a rimanere a casa in malattia per una settimana, proprio a ridosso dell’evento letale. Quella mattina di sabato s’era sentita male e quando era stata portata all’ospedale ormai purtroppo non c’era stato nulla da fare.

Una sentenza che ha sorpreso la parte civile. L’avvocato Agostinis ha parlato di un «epilogo inaspettato» e ha quindi aggiunto: «Il dispositivo di sentenza ci ha sorpreso, indubbiamente, in relazione a ciò che era conseguente al quadro istruttorio nel confermare l’ipotesi della Procura e convinta a chiedere la condanna per entrambi i capi di imputazione. Valuteremo attentamente le motivazioni alla sentenza, e vedremo se la Procura proporrà appello». Fasi necessarie per orientare le scelte circa il cammino da seguire, «riservandoci anche ulteriori azioni in altre sedi di giudizio», ha spiegato il legale riferendosi al Tribunale civile. L’avvocato Agostinis è convinto: «Per noi non finisce qui. Intendiamo avvalerci di documenti che nell’ambito del procedimento penale non potevano essere valutati dal giudice per norma di legge processuale, ma che rappresentano ulteriori chiari elementi».

L’avvocato Cattarini, che difendeva il medico di base, ha da parte sua argomentato: «È stato un processo lungo e difficile, dove l’accusa ha ondeggiato parecchio, talvolta anche, a mio avviso, non valorizzando i diritti della difesa della dottoressa Sorrentino. Il Tribunale però - ha aggiunto il legale -, ci ha ascoltato con molta attenzione, in particolare per quanto riguarda le prove medico-legali che abbiamo proposto. La dottoressa Sorrentino si è sempre dichiarata innocente e non può che essere lieta che la sua innocenza sia stata riconosciuta da un Tribunale che è sempre stato attentissimo». —



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