La Svizzera blocca i lavoratori croati

TRIESTE. Per il governo svizzero un atto dovuto, per l’Unione europea l’ulteriore prova che l’esito del referendum elvetico sulla contingentazione degli immigrati lede uno dei diritti fondamentali della carta europea, ossia quello alla libera circolazione. In mezzo ci sta la Croazia, ultimo Stato a entrare nell’Ue e che l’estate scorsa ha sottoscritto proprio con Berna un accordo relativo alla circolazione della forza lavoro croata in Svizzera. Il documento prevedeva dieci anni di tempo per arrivare alla libera circolazione, nel frattempo il flusso di lavoratori croati veniva contingentato in maniera sempre più decrescente fino al libero ingresso, come detto, tra due lustri. Ma se Zagabria alla comunicazione giunta al suo ministro degli Esteri Vesna Pusi„ da parte delle autorità governative di Berna in cui si parla di «rinvio» dell’accordo in questione, accusava il colpo, a rispondere alla Svizzera non ci ha pensato su nemmeno un minuto proprio l’Unione europea. «I negoziati per l'estensione dei trattati per la Ricerca “Horizon 2020” e l'Istruzione “Erasmus+” sono per ora rinviati finchè non avremo la notificazione formale che la Svizzera non ha la volontà di firmare l'accordo di libera circolazione con la Croazia». Questa la decisione comunicata dalla portavoce della Commissione Ue, Pia Ahrenkilde. Quello che viene ufficialmente definito come «rinvio» da parte elvetica prelude in realtà ad uno stop definitivo. La ministra della Giustizia svizzera, Simonetta Sommaruga, domenica scorsa ha infatti informato telefonicamente il ministro degli Affari esteri croato, Vesna Pusi„, che la Confederazione - come conseguenza del voto del referendum sull'immigrazione - non è nelle condizioni di poter firmare l'accordo bilaterale con la Croazia sulla libera circolazione dei lavoratori. La firma di tale accordo, previsto in conseguenza dell'ingresso della Croazia nella Ue il primo luglio 2013, deve arrivare entro il 30 giugno prossimo. Sommaruga, secondo quanto riferito da un portavoce del ministero svizzero ha spiegato alla Pusi„ che la nuova disposizione costituzionale del referendum si applica immediatamente e non permette la firma «nella forma attuale» di un accordo che prevede la libera circolazione assoluta dei croati in Svizzera entro 10 anni. La Croazia si trova in una posizione di «doppia discriminazione», ha affermato a Zagabria il sottosegretario agli Esteri croato, Hrvoje Maruši„. Maruši„ ha spiegato che per i cittadini Ue gli accordi firmati in passato con la Svizzera sono comunque ancora in vigore, mentre per la Croazia, come nuovo membro, era prevista la firma di un protocollo bilaterale aggiuntivo, che avrebbe progressivamente conformato i diritti dei croati a quelli degli altri Paesi membri, ma che ora la Svizzera non è più in grado di firmare. «La Croazia è dunque doppiamente discriminata, circostanza che Zagabria ritiene inaccettabile, dato che i principi fondamentali dell'Unione europea vietano qualsiasi tipo di trattamento differente dei cittadini Ue», ha dichiarato il sottosegretario. «La libera circolazione dei lavoratori - ha aggiunto - è una delle quattro libertà su cui si fonda l'Ue, forse la più importante, ed ha un forte valore, non solo economico, ma anche simbolico, e di conseguenza nei rapporti con la Svizzera non si possono permettere trattamenti discriminatori dei cittadini di uno dei Paesi membri». La Croazia è in questo modo diventata la prima vittima del referendum svizzero. Di qui la decisione della Commissione di bloccare “Horizon 2020” e “Erasmus+”. La settimana scorsa la Ue aveva annunciato di aver rinviato o congelato i negoziati su altri due accordi (quello sull'elettricità e quello sull'accordo quadro istituzionale). Lo stop all'accordo sulla Ricerca può avere conseguenze dirette sul Cern di Ginevra, il centro di massima eccellenza mondiale nella fisica.
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