La Terra si deforma, un simposio spiega come

Saranno oltre un centinaio i ricercatori e gli studiosi che giungeranno a Trieste da 26 Paesi di tutto il mondo, dalla Cina all'Africa e dall'India agli Stati Uniti, in occasione del “18th International Symposium on Geodynamics and Earth Tides”, ospitato da domenica 5 a giovedì 9 giugno all’Università di Trieste. Il convegno, importante appuntamento per gli studiosi di geofisica e geodinamica di tutto il globo, torna a Trieste dopo 57 anni: era il 1959 quando fu portato per la prima volta nella città giuliana, un periodo di gran vivacità per questo genere di studi. Nel 1957 infatti era stato indetto l'anno geofisico internazionale, che aveva visto lavorare insieme gli scienziati di tutto il mondo per coordinare un insieme di ricerche volte ad una maggiore conoscenza delle proprietà fisiche della Terra e delle sue interazioni con il Sole.
Quelli furono gli anni in cui s'inaugurarono le prime basi antartiche, furono lanciati nello spazio i primi satelliti artificiali, fu confermata la teoria della tettonica a zolle e furono misurate per la prima volta le oscillazioni libere della Terra in occasione del Grande Terremoto del Cile. Anche Trieste partecipò al gran fermento di quel periodo, che segnava gli albori delle misure geodetiche. All'inizio degli anni '60 infatti sotto la supervisione del professor Antonio Marussi entrarono in funzione i pendoli geodetici della Grotta Gigante, che iniziarono a registrare ininterrottamente i movimenti della crosta terrestre. Oggi i pendoli sono gestiti dal Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste, sotto la responsabilità scientifica di Carla Braitenberg, organizzatrice del simposio con Giuliana Rossi dell'Ogs.
«Trieste ha una lunga tradizione di misurazioni in campo geodetico - spiega Braitenberg -, un corso di laurea ad hoc e un centro di ricerca internazionalmente noto nel campo della geodesia e della geofisica. Ateneo giuliano, Ogs e Ictp offrono inoltre un dottorato sul tema della geofisica e dei geofluidi. Per questa ragione è stata accettata la nostra candidatura ad ospitare il simposio».
Quali saranno i principali temi trattati nel simposio?
«Si discuterà di tutte le deformazioni della Terra, dalle variazioni dell'asse e della rotazione alle maree terrestri, che sono causate, come le maree oceaniche, dall’attrazione luni-solare. In quest'ultimo ambito molto è cambiato rispetto al recente passato: oggi conosciamo benissimo il meccanismo delle maree terrestri e ne utilizziamo il segnale per tarare gli strumenti. Per captare tutti i fenomeni che causano deformazioni della Terra utilizziamo sia strumentazioni a terra che spaziali. I dati che verranno discussi nel corso del simposio riguardano quindi la misurazione di spostamenti in superficie o nel sottosuolo, in grotte o pozzi, ma anche i dati ricavati da osservazioni satellitari e del campo di gravità».
Quali sono le cause delle deformazioni terrestri?
«Le deformazioni sono dovute all'attività tettonica - che si manifesta con terremoti, attività vulcanica e fenomeni di subsidenza -, ma sono influenzate anche dai geofluidi. Per questa ragione vanno monitorati i fluidi originati da fenomeni meteorici, le acque superficiali e quelle sotterranee, ma anche quelli legati all'attività umana di sfruttamento delle risorse del sottosuolo. Basti pensare al fracking, la tecnica per estrarre gas naturale e petrolio grazie a fratture idrauliche nelle rocce, o allo stoccaggio di gas e fluidi nel sottosuolo, ma anche ai pozzi per lo sfruttamento dell'energia geotermica o alla semplice fruizione della falda acquifera. Il simposio offrirà un'importante occasione di confronto per i tanti studiosi che si occupano di misurare le diverse componenti delle deformazioni terrestri, isolandone i relativi segnali».
Nel corso del convegno ci saranno momenti aperti al pubblico?
«Sì, apriremo al pubblico con due interventi divulgativi di mezz'ora ciascuno mercoledì mattina. Dalle 10 Harald Schuh, che è a capo della sezione geodetica del Deutsches GeoForschungsZentrum di Potsdam, discuterà del “Ruolo della geodesia nella stima dei pericoli naturali e dei cambiamenti globali”. E dalle 10.50 Jeffrey T. Freymueller, dell'University of Alaska, discuterà della separazione tra segnali tettonici e ambientali».
Nell'ambito del simposio, che è supportato da importanti agenzie internazionali (International Association of Geodesy, European Geosciences Union e International Center for Earth Tides), sono previste una visita guidata alla Grotta Gigante e alle sorgenti del Timavo. A conclusione del convegno infine verrà assegnata la Paul Melchior Medal, medaglia dell'Earth Tides Commission (Etc), all'inglese Trevor Baker, del Proudman Oceanographic Laboratory in Bidston (Liverpool), che sarà premiato per gli studi sugli effetti di carico delle maree».
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