La testimone triestina: «La pioggia di Londra mi ha salvato la vita»

Paola: «Stavo andando lì con le amiche ma ho cambiato idea per il maltempo». Giulia: «Oggi non prendo di certo la metro»
Polizia davanti al Parlamento EPA/ANDY RAIN
Polizia davanti al Parlamento EPA/ANDY RAIN

TRIESTE. C’è incredulità e sconforto tra i triestini che vivono a Londra, dopo l’attacco a Westminster, con i morti, i feriti e il panico dilagato in pochi minuti. Nessun concittadino si trovava nella zona dell’attentato ma in molti si sono attaccati al web o ai televisori per seguire gli aggiornamenti in diretta, mentre tutti evitavano la metro e aumentava il via vai di sirene e forze dell’ordine.

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«Ero lì due ore prima con le mie amiche - racconta Paola Miscioscia - e, se non avesse iniziato a piovere, saremmo tornate vicino al Big Ben. Ma, visto il tempo, abbiamo cambiato idea. Più tardi siamo passate proprio sul ponte parallelo al Big Ben e abbiamo visto i bus bloccati e polizia ovunque».

La maggior parte dei triestini si trovava al lavoro, spesso molto lontano dai simboli di Londra, pieni di turisti. «Ero in ufficio dalla parte opposta della città. Abbiamo subito acceso la tv per seguire cosa stava accadendo - spiega Giulia Cortigiano - . Al momento c’è un po’ di tensione, tutti seguono gli sviluppi in presa diretta, c'è preoccupazione, anche perché Londra pareva sempre molto sicura». Concorda Andrea Cosani: «L’atmosfera è alquanto tesa. La City è blindata di polizia e Westminster è off limits anche a piedi. La metro funziona ma non in quelle stazioni accanto all’attacco e comunque oggi non la prenderei, preferisco utilizzare il bus per tornare a casa».

C’è chi si è trovato a pochissima distanza dall’attacco ma per una motivazione legata alla professione. «Sto bene, sono al sicuro, ma sto lavorando molto» racconta il cameraman triestino Paolo Fumo su Facebook mentre segue con un giornalista gli sviluppi post attentato. E aggiunge: «Grazie a tutti per avermi chiesto notizie».

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Lontana dalla zona, invece, la dj Fabrizia Corsi che vive da oltre dieci anni a Londra e che ieri, come tanti, ha seguito le news online. Molti si sono scambiati messaggi e avvisi nelle chat tra italiani a Londra. «Ci siamo tenuti in contatto così - scrive Mohamed Aweys - alcuni lavorano in zona e mi hanno detto che, appena hanno sentito le news, sono scesi giù a vedere cosa stava succedendo. Hanno notato solo polizia e ambulanze ovunque».

Paura di prendere la metro e un po’ di preoccupazione anche in una zona non lontana da Westminster. «Ero a Covent Garden in un negozio - dice Lucrezia Losurdo - ho visto tanta polizia e ho seguito subito le notizie. Si parlava di attentati. Di un attacco congiunto. La gente qui cammina per strada senza sosta, perché è impossibile fermare una città, ma sicuramente la tensione c’è, ed è anche dovuta al fatto che si temono altri attacchi. Per oggi non prendo la metro sicuramente».

Tra le voci anche quella di Bruno Cernecca, presidente dei Giuliani nel Regno Unito, e imprenditore. «Qui si è saputo dell’attacco poco prima delle 15 via social. Stavo viaggiando tra South Ken e Covent Garden in metropolitana. FB live dava la diretta su Westminster bridge e quindi abbiamo saputo subito che l’evento era contenuto e che la polizia aveva neutralizzato il pericolo immediatamente. A Covent Garden, a un paio di chilometri di distanza, la sicurezza era alta ma nessun panico, negozi aperti e la vita che continuava, nonostante gli elicotteri in ricognizione e il personale della polizia armata in allerta. Qui comunque si sta in allerta sempre e si convive con la possibilità che queste cose accadano in ogni momento. Difficile capire ancora chi abbia agito e perché. Sono state brave le forze dell’ordine e i soccorritori giunti sulla scena in tempo zero. Qualche ora dopo i trasporti intanto funzionano regolarmente e la gente sta tornando a casa dal lavoro».

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