La villa di monsignor Soranzo e quel suo restauro perfetto

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Nel 1933 moriva l’ultima proprietaria del Palazzo di piazza Sant’Antonio, “Editta contessa del SRI Strassoldo in nobile Degrazia” come da rettifica al Catasto tavolare voluta nel 1932, perché nell’iscrizione dell’eredità dei beni paterni “contessa nobile Degrazia Editta nata Strassoldo fu Antonio”, si dimenticava il Sacro Romano Impero. Senza figli, decise di schivare i parenti destinando tutto al “Seminario Principesco Arcivescovile Werdembergico in Gorizia”, per opere di apostolato con un testamento che mai convinse gli eredi Strassoldo. Il palazzo, originario della seconda metà del XV secolo ma contrassegnato dalla sistemazione rinascimentale, racchiudeva anche un vasto parco che arrivava fino a Riva Castello, comprendendo l’edificio con la torre ottagonale che si vede dalla curva sotto il Bastione Veneto. Il prestigioso edificio, che dopo il 1830 ospitò membri della famiglia reale francese in esilio, fu bombardato per la presa di Gorizia nel 1916. Fortemente danneggiato e riattato nel dopoguerra senza troppa sensibilità, il vincolo storico-artistico del 1952 non ha impedito manomissioni incompatibili nella conservazione dei monumenti, durante la trasformazione in albergo vent’anni fa.
Inizialmente la proprietà era data in affitto e negli anni vi trovarono posto anche l’Insiel al piano nobile e dal 1985 la Serimania al pianoterra, sotto volte cosparse di opere di Ignazio Romeo e Franco Dugo. Nella porzione di parco sul muraglione all’angolo tra la piazza e via Alviano, nel 1958 sorge la “casa per abitazione” di Monsignor Giusto Soranzo (1909-2008), di illustre famiglia monfalconese e allora cinquantenne Vicario generale della Arcidiocesi, nonché preposito del Capitolo Metropolitano di Gorizia. Poco visibile dal basso di piazza Sant’Antonio, al progetto modernista venne allegato un fotomontaggio con la facciata mimetizzata da una opportuna quinta arborea e dall’uso di tavole di legno a vista per parapetti e poggioli.
Venduta la casa con la torretta nel ’77, il Palazzo nel ’97, installate le Clarisse in casa Prodolone nel 2002, anche la villa Soranzo, già alloggio provvisorio delle suore, viene ceduta nel 2017 per ricevere un restauro importante il quale, ancorché tolte le tavole dai terrazzi, ha perfettamente conservato lo spirito dell’edificio modernista ricordato nel 2016 da Italia Nostra in “Renato Fornasari, protagonista della Storia dell’architettura nell’Isontino degli anni ’50”. —
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