L’Albania volta pagina e archivia l’«era Berisha»

BELGRADO. La svolta, epocale, potrebbe essere giunta. Dopo otto anni l’Albania sembra avere voltato le spalle a Sali Berisha, premier in carica, attaccato al potere fin dagli inizi degli Anni ’90 e alla vana ricerca del terzo mandato da primo ministro. Mandato che, invece, dovrebbe essere affidato al suo sfidante, il 48enne Edi Rama, leader di una coalizione di centrosinistra che si stringe attorno al suo Partito socialista e che sembra avere convinto la maggioranza degli elettori albanesi. Il terremoto politico in atto è stato ratificato ieri dallo spoglio delle schede delle elezioni parlamentari di domenica, macchiato da notevoli ritardi, arrivato in 24 ore appena al 40% del totale.
Spoglio che ha tuttavia confermato il prevalere dell’alleanza guidata da Rama: dovrebbe conquistare ben 84 seggi su 140 in Parlamento contro i 56 dei fedelissimi di Berisha. «È una vittoria storica, gli elettori hanno fatto il loro dovere verso l’Albania, la rinascita del Paese può iniziare» ha esultato Florion Serjani, portavoce dei socialisti. Serjani che ha promesso che il partito di Rama lavorerà «con il più alto senso patriottico» e nel rispetto della Costituzione per il bene della nazione. E anche nell’interesse «di chi ha votato per il Partito democratico» di Berisha, persone che «non devono sentirsi oggi sconfitte». «Abbiamo stravinto», gli ha fatto eco Rama. E la vittoria «è più profonda di ciò che appare», ha aggiunto l’ex sindaco di Tirana, facendo riferimento a un potenziale ma non ancora del tutto confermato dallo spoglio ufficiale, crollo del centrodestra di Berisha anche nelle sue tradizionali roccaforti. Un crollo naturalmente negato con forza dagli uomini del premier uscente. «Indipendentemente da chi abbia vinto o perso», ha chiosato Rama, tutti i leader in campo «hanno il dovere di garantire che sia l’Albania a guadagnarci» da una tornata elettorale «chiave», come l’aveva definita Bruxelles. Una tornata elettorale che, a parte l’omicidio di un attivista di sinistra nei pressi di un seggio nel Nord del Paese, si è svolta nel rispetto delle libertà fondamentali ma viziata dalla diffidenza reciproca dei contedenti, che ne ha macchiato il processo e minacciato la sua intera ammnistrazione, ha certificato l’Osce. E ha registrato «sviluppi positivi in relazione al processo di voto, anche se abbiamo avuto il problema dei due leader», Rama e Berisha, che «si sono affrettati a dichiarare vittoria a urne ancora aperte», puntualizza l’analista politico e direttore del think-tank Eunacal, Alban Nelaj. La speranza, mentre si attendono ancora i risultati definitivi, è che gli sfidanti «non entrino in conflitto», come accaduto nel 2009. E che come allora, a parti rovesciate, non si registri un’altra guerra “extraparlamentare”, oggi con i «socialisti» al governo che premono sull’acceleratore dell’integrazione europea, «perché ora va a loro vantaggio, e i democratici, finiti all’opposizione, che cercano di fermarne il processo». «Tutto dipenderà - suggerisce l’analista - da quanto ampia sarà la maggioranza in Parlamento». «Meglio comunque - tiene a precisare Nelaj - aspettare i risultati definitivi». Attesi solo per oggi. E poi gli eventuali ricorsi e la distribuzione ufficiale dei seggi, operazione alquanto macchinosa, tenuto conto del complesso sistema elettorale nazionale. Più convinto che i risultati parziali rispecchino il prossimo destino dell’Albania è l’autorevole politologo Piro Misha. «Spero che queste elezioni segnino la fine di un’epoca, di un modo di governare e di concepire il potere in maniera un po’ autocratica, non è semplicemente un voto politico ma un voto per un cambiamento più profondo», specifica Misha. «E come me - aggiunge - lo sperano molte persone, perché è un voto che va al di là dei concetti di destra e sinistra». E il leader socialista? È l’uomo adatto per guidare il Paese delle Aquile? «Me lo auguro - chiosa Misha -. Certo Rama avrà davanti a sé delle sfide enormi, politiche, sociali, culturali». Ma anche l’occasione per dimostrare che gli albanesi hanno visto giusto.
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