L’amianto frena il cinema Ariston a Trieste: sala e bar riapriranno a febbraio

Il ritardo di sei mesi causato anche dalle infiltrazioni d’acqua. Nel foyer uno spazio espositivo

Francesco Bercic
Il cantiere del cinema Ariston ph Massimo Silvano
Il cantiere del cinema Ariston ph Massimo Silvano

Il fedele pubblico del cinema Ariston iniziava a nutrire dei sospetti. I lavori vanno avanti dalla scorsa primavera e le indicazioni si sono fatte progressivamente meno chiare, creando attorno a viale Romolo Gessi una coltre di preoccupazione. Rassicuriamo i più affezionati: la ristrutturazione sta per essere ultimata e la sala dovrebbe riaprire a febbraio del prossimo anno.

Il caso amianto

Tuttavia le perplessità erano fondate. Un ritardo rispetto alle scadenze preventivate in effetti c’è stato e di mezzo, come sempre, ci si è messo l’amianto. «Siamo stati costretti a posticipare l’inizio dei lavori per consentirne la rimozione», spiega Chiara Barbo, presidente della Cappella Underground, che è proprietaria dell’immobile.

Così l’iniziale termine, previsto in autunno, è slittato alla fine dell’anno, complici anche infiltrazioni d’acqua più gravi rispetto a quanto messo in conto. E infine è stata la carenza di materiali a suggerire un’ultima proroga al 31 gennaio 2025, data in cui il vialone dovrebbe essere sgomberato da camion e operai (per la riapertura vera e propria servirà ancora qualche giorno).

Costi dilatati

Agli intoppi del cantiere è seguita, com’è inevitabile in questi casi, una dilatazione dei costi. Il finanziamento di base faceva capo al Pnrr, per una cifra attorno a 250 mila euro, cui si sommano 650 mila euro messi sul tavolo dalla Regione e un contributo della Fondazione CRTrieste pari a 80 mila euro. I restanti 325 mila euro saranno coperti direttamente da Cappella Underground, per un’operazione complessiva da quasi un milione e mezzo di euro.

Il cinema Ariston di Trieste rinasce con un restyling totale
Il cinema Ariston chiuso per lavori di ristrutturazione Foto Lasorte

Spazi rinnovati

La lunga attesa dei cinefili di San Vito sarà compensata dalle tante novità che si stanno perfezionando in queste settimane. In realtà gli interventi maggiori hanno riguardato gli impianti a disposizione del cinema, che necessitavano di un aggiornamento (la sala risale al 1951 e da allora non è stata praticamente mai restaurata). Quindi costruzione di un pavimento dotato di intercapedini ventilate per sconfiggere l’umidità, la minaccia più temuta, o ancora un nuovo sistema di ricambio dell’aria per migliorare la salubrità dell’ambiente. A questo erano finalizzati in particolare i fondi Pnrr, nella cornice di efficientamento energetico degli immobili.

I cambiamenti in sala

Non meno radicali i cambiamenti nella sala, che pure dovrebbe mantenere quell’atmosfera “intima” che da sempre costituisce la sua cifra architettonica. «Ci saranno meno posti a sedere», racconta Barbo, ma la ragione è presto detta: nell’area a sinistra di chi guarda lo schermo, delimitata finora dalle colonne e di fatto inutilizzata, sarà ricavato uno «spazio polifunzionale» ampliato e attrezzato per ospitare mostre o presentazioni di libri. Spazio che sarà quindi separato rispetto alla sala, al contrario di quanto accadeva prima.

La nuova gestione del bar

Discorso a parte merita infine il bar, il cui ampliamento era stato annunciato ancora la scorsa primavera. Benché manchi ancora l’ufficialità, circola già il nome di chi ne dovrebbe assumere la gestione: il marchio “Mug” di Elena Giuffrida, conosciuto per il locale in piazza Hortis. È la stessa Giuffrida ad anticiparne le caratteristiche: «L’idea era studiare un luogo che fosse legato al cinema e che mantenesse il nostro stile, offrendo al pubblico prodotti specifici». Non solo popcorn, insomma, ma anche dei “box” con dolci abbinati di volta in volta al film proiettato.

Il bar godrà di vita propria, seguendo un orario autonomo rispetto al calendario del cinema (Barbo vorrebbe comunque puntare sui matinée per rafforzare l’intesa). Lo stesso vale per la «sala polifunzionale», che potrà ospitare eventi al di là della programmazione del grande schermo. Perciò è lecito affermare che la palingenesi dell’Ariston sarà ben di più che una ristrutturazione, trasformando il cinema in una creatura a tre teste: la sala, certamente, ma anche il bar e lo spazio espositivo. Un esperimento. —

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