L’amore la fa da padrone al Festival numero 48

Come sempre, è l’amore il tema dominante delle canzoni. L’amore declinato nei modi più diversi, dal timido primo approccio al sentimento che finisce, per passare attraverso le altre fasi. Ma non si tratta solo dell’amore per la compagna o il compagno, quello a cui fanno riferimento i testi dei 12 brani in gara. C’è sempre in tutte le canzoni un altro tipo di amore, come verso il proprio Paese.
Mancano solo tre giorni alla grande serata della 48^ edizione del Festival della canzone gradese. L’appuntamento è, infatti, per sabato al Palazzo regionale dei congressi.
Sinteticamente ecco i contenuti delle prime sei canzoni in gara. Un canto di amore diretto alle ragazze gradesi è il tema trattato in “Màmole in fior”, scritta da Ilario Fanò e musicata da Manuela Barzellato, interpretata da Gabriele Bottin. “Màmole”, fiori di laguna, nate di notte, su una “licera de arte” fra gocce di stelle e il suono del mare. “Solo un àtimo” scritta da Chiara Camuffo, musicata Gianni Camuffo e cantata da Chiara e Martina Camuffo è una ballata che racconta come l’amicizia rimane forte, più forte, anche quando basta solo una distrazione per sbagliare strada e solo attimo per cambiare la vita.
Una metafora che racconta una storia d’amore unica, forte, indissolubile, da vivere anche se può durare una microeternità, è invece “’Na bola de savón”, scritta e musicata da Andrea Marchesan, interpretata da Debora Civita e Raimondo Corbatto. Renato Camisi è il cantautore di “Sêtimo cielo onbrelón in prima fila”: è una storia d’amore, una bella storia nata sulla spiaggia durante l’estate, al reparto Settimo Cielo. Un amore che intende sfidare la stagione calda, le distanze e le difficoltà. “I nuòli nasse a Gravo”, ovvero le nubi che nascono a Grado sono in realtà gocce d’amore, pensieri e disegni artistici che nascondono ciò che sta sotto un cielo azzurro: è il contenuto del brano scritto e musicato da Riccardo Gordini, anche interprete assieme a Francesco Gregori.
Spesso ci guardiamo allo specchio e ci “confrontiamo con noi stessi” chiedendo cosa si sarebbe potuto fare, come e cosa si è sbagliato. Alla fine ci si riconosce oppure, accecati dai rimpianti, non ci si rispecchia più. Sono le parole scritte da Andrea Felluga, musicate da Andrea Barzellato, per la canzone “’Ntel specio”, cantata da Silvia Smaniotto e Stefano Meneghel.(an.bo.)
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