L’antica Tergeste sul Colle di San Rocco

Non è nata sul Colle di San Giusto cuore dell’attuale centro storico di Trieste. L’antica Tergeste è sorta sul Colle San Rocco, nel Comune di San Dorligo della Valle, in una posizione strategica tra la Baia di Muggia e il torrente Rosandra, vicino al confine con la Slovenia. La scoperta incredibile, che cambia tutto di colpo, è al centro di uno studio pubblicato martedì sulla rivista americana “Proceedings of the National Academy of Sciences”, frutto di un lavoro interdisciplinare coordinato dal Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam, dall’Università di Trieste e dal Centro di Studi e Ricerche Enrico Fermi di Roma. «Sul Colle San Rocco, a pochi chilometri dalla città di Trieste, abbiamo rinvenuto un grande accampamento militare romano protetto da imponenti strutture difensive e due forti di dimensioni minori su due alture contigue, Montedoro e Monte Grociano» spiega Federico Bernardini, l’archeologo che lavora al centro di fisica dell’Ictp a cui va il ritrovamento assieme al collega scienziato Claudio Tuniz.
La scoperta, anticipata parzialmente due anni fa sul National Geographic (nell’occasione si parlava solo del “castrum” di Monte Grociano (tra Pese e Basovizza), sposta il baricentro originario di Trieste. «I tre accampamenti costituiscono uno dei più antichi sistemi di fortificazioni militari del mondo romano, l’unico finora rinvenuto in Italia» aggiunge Bernardini. I forti triestini sono con ogni probabiltà più vecchi di 100 anni dell’accampamento romano finora ritenuto più antico, ovvero quello rinvenuto nel 2012 a Hermeskeil, in Germania, riferibile alla guerre galliche. La costruzione dell’imponente sistema di fortificazione triestino risale all’inizio del II secolo a.C. all’epoca, secondo l’archeologo, della seconda guerra contro Istri e Carni intrapresa dai romani, nel 178-177 a.C., per sottomettere la penisola istriana. Il forte triestino è descritto da Tito Livio nelle cronache “Ab Urbe Condita”. Le guerre, iniziate nel 181 a.C. con la fondazione di Aquileia, si conclusero nel 177 a.C. con la definitiva conquista dell’Istria da perte di romani.
«Il campo militare romano di San Rocco (la collina a ridosso dello stabilimento Wartsila) comprendeva un’area vasta più di 13 ettari (più grande di 13 campi da calcio) che era difesa da ampi bastioni (5-6 metri di larghezza) e strategicamente situata molto vicino a uno dei porti naturali più protetti dell’Adriatico settentrionale - spiega Bernardini -. Sul quel campo centrale si sarebbe sviluppato il primo nucleo di Tergeste, che solo in un momento successivo si sarebbe spostato nell’area dell’attuale centro storico della Trieste moderna. Anche fonti letterarie avvalorano la nostra ipotesi: Strabone, per esempio, si riferisce a Tergeste definendola “Phrourion”, termine usato per designare le fortificazioni dell’esercito romano. E anche altri ricercatori hanno ipotizzato che il nucleo originario di Tergeste non andrebbe collocato nel centro della moderna città, perché lì non sono stati rinvenuti reperti romani significativi risalenti al II secolo a.C., ma resti databili a partire dalla metà del I secolo a.C.. quando è stata fondata la colonia romana».
L’origine romana è stata confermata dai rinvenimenti di alcuni frammenti di anfore e soprattutto di alcuni chiodi da due centimetri tipici delle calzature dei legionari romani. Ma sono state soprattutto le indagini geofisiche, di telerilevamento con laser (LiDAR) e lavoro sul campo, a fornire le prove dell’antica Tergeste. «Il LiDAR riflette impulsi laser contro il suolo creando immagini precise delle caratteristiche della superficie del terreno, mentre il Gpr permette di individuare strutture sepolte - spiega lo scienziato Tuniz -. La tecnologia LiDAR sta rivoluzionando gli studi archeologici, fornendo nuovi metodi per ritrovare antiche strutture archeologiche, anche in zone completamente ricoperte da fitta vegetazione». Quelle di Trieste, grazie alla Bora, sono quasi incontaminate. I forti romani sono su terreni lasciati al pascolo. E se si esclude una parte del colle di San Rocco sbancato dalla Wartsila, i siti sono ancora intatti, proprietà della Comunella Jus-Vicinia Srenja Bolliunz di San Dorligo che conta su oltre 350 ettari (inclusa gran parte della Val Rosandra) e, da ieri, anche sui resti dell’antica Tergeste.
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