Lavorazione dell’acciaio: a Trieste un impianto da 400 posti di lavoro

Fabbrica progettata da Danieli e Metinvest alle Noghere per il trattamento del metallo in arrivo da Ucraina e Russia: il prodotto finito destinato all’Est

TRIESTE. Un impianto per la lavorazione dell’acciaio potrebbe rappresentare la prima forma di integrazione fra porto e industria a Trieste nell’ambito del Recovery Plan.

I gruppi siderurgici Metinvest e Danieli stanno studiando la possibilità di installare alle spalle dell’area ex Aquila una nuova fabbrica a basse emissioni, che si affaccerà sul mare grazie alla futura banchina ungherese e che viene presentata come in grado di dare lavoro ad almeno 400 persone più l’indotto.

L’area prescelta è quella delle Noghere, oggetto di possibili investimenti per 60 milioni nell’ambito del Pnrr e il cui iter di bonifica è stato recentemente sganciato da quello del Sito inquinato di interesse nazionale per entrare sotto la gestione diretta della Regione. E proprio per questo oggi la giunta Fedriga affronterà in via preliminare la questione, nella consueta riunione settimanale del venerdì.

Da quanto trapela, Metinvest e Danieli hanno avviato un confronto con Mise, Autorità portuale, Regione e Consorzio di sviluppo economico dell’area giuliana (Coselag) per la creazione di un nuovo sito produttivo. Dopo la chiusura della Ferriera di Servola, non si tratterà ad ogni modo di rimettere in funzione un altoforno o un meno impattante forno elettrico per la produzione dell’acciaio, ma di realizzare uno stabilimento che lavorerà il metallo proveniente da Ucraina e Russia per poi esportare il prodotto finito in Europa centrale.

Metinvest è un importante gruppo internazionale della siderurgia, con sede legale in Olanda, un fatturato da 9 miliardi e interessi in Ucraina, Europa e Stati Uniti. L’investimento sarà in buona parte della holding estera, che acquisterà dalla Danieli i macchinari necessari. La compagnia friulana (che nel frattempo venderà ad Arvedi le attrezzature per l’ampliamento del laminatoio a Servola) entrerà inoltre nella compagine societaria con una quota di minoranza, inferiore quasi certamente al 10%.

Secondo i proponenti, il progetto potrà occupare 400-450 dipendenti, fra i quali molti periti e ingegneri, cui si sommerebbero altri 500 occupati dell’indotto. La decisione sull’investimento non è ancora definitiva, ma le cose saranno messe probabilmente a punto entro inizio maggio. Nel frattempo il riserbo di Metinvest, Danieli e degli enti pubblici è totale, a cominciare dalla natura dell’impianto, che non sarà comunque un altoforno per la produzione di acciaio, ma un sistema per la lavorazione di materie prime. Un indizio arriva dal fatto che gli ucraini hanno due impianti di laminazione a caldo e a freddo a San Giorgio di Nogaro e in provincia di Verona.

Oggetto dell’interesse dei privati è un’area dismessa di 48 ettari, sottoposta al momento a tre diversi regimi: una parte è già stata bonificata ed è di proprietà privata, un’altra è ancora inserita nel Sin e la terza frazione è quella appena estromessa dal Sito dopo la sua riperimetrazione e l’affidamento del risanamento alla regia della Regione.

La generalità che oggi sarà portata in giunta dall’assessore alle Attività produttive Sergio Bini parla di «stabilimento industriale siderurgico ecosostenibile», che potrà servirsi delle infrastrutture logistiche di prossima realizzazione nell’area: la banchina ungherese nel vicino comprensorio dell’ex Aquila e i collegamenti ferroviari che permetteranno un accesso diretto alla rete su ferro attraverso lo snodo di Aquilinia in fase di restauro.

La zona piace a Metinvest perché sarà oggetto di un’importante operazione pubblica di bonifica e infrastrutturazione, grazie alle risorse del Pnrr. Su oltre 400 milioni di “pacchetto Trieste”, infatti, 60 milioni serviranno a Coselag e Autorità portuale per rendere utilizzabili le aree comprese fra ex Teseco e l’impianto di Pasta Zara rilevato da Barilla. Altri 45 milioni saranno impiegati invece per le opere di barrieramento a mare ed escavo propedeutiche alla banchina magiara.

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