Lavoro, l’esercito degli “invisibili”
Si chiamano «inattivi». E il loro numero è in crescita. Secondo il glossario dell'Istat, comprendono le persone che non fanno parte delle forze-lavoro, ovvero quelle non classificate come occupate o disoccupate.
Insomma, sono nella terra di mezzo. Potrebbero essere chiamati anche «scoraggiati» o «disillusi». Sono coloro che non cercano nemmeno più un lavoro perché si sono stufati e si sono arresi di fronte all'assenza di opportunità di occupazione. In provincia di Gorizia il loro numero si avvia alle 30mila unità. Sono 27mila: 10mila sono uomini, più di 17mila sono rappresentanti del gentil sesso. Il tasso di inattività è del 31,6 per cento che è largamente superiore alla media regionale che si attesta sul 30,7 per cento. Entrando ancora di più nel dettaglio, lo scenario peggiore riguarda le donne con un tasso del 41,4% mentre gli uomini galleggiano con il 22,3 per cento. Numeri che non abbisognano di particolari commenti, tanto sono evidenti nella loro crudezza.
In Italia (sempre dati Istat alla mano) la ricerca di lavoro rimane prevalentemente affidata ai canali informali (conoscenti, amici e parenti), a cui ricorre circa il 76% delle persone in cerca di lavoro, rispetto al 58,3 per cento della media dell’Unione europea. Anche i datori di lavoro sembrano preferire i canali informali: la conoscenza diretta o la segnalazione costituiscono le principali modalità di selezione del personale per quasi un imprenditore su due. Pochi gli individui che trovano lavoro tramite i Centri per l’impiego.
Anche i cosiddetti «scoraggiati» rientrano tra le “forze di lavoro potenziali”. Si tratta di coloro cioè che vorrebbero lavorare, ma non cercano più lavoro. E anche in questo caso i numeri sono in crescita sia nella città di Gorizia, sia nella sua provincia.
(fra.fa.)
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