L’azienda subappaltatrice ha un credito di 286 mila euro

La Co.Ge.T. scarl di Bari non ha onorato gli impegni «La conseguenza? Siamo una piccola azienda colpita da una crisi gravissima»

«La Co.Ge.T. scarl di Bari non ci ha pagato la bellezza di 286 mila euro».

A parlare è Simone Mazzaro della cooperativa Costruire che ottenne in subappalto i lavori di ristrutturazione di corso Italia e che ha ricevuto la visita della Guardia di finanza nell’ambito dell’indagine sui presunti appalti truccati. «La nostra situazione - scrive Mazzaro - è oramai passata dal paradossale al grottesco. Abbiamo effettuato i lavori in corso Italia con subappalto autorizzato dal Comune alla luce del sole, con un contratto per lavori pari ad 450.000 euro (il limite massimo subappaltabile era di 629.480,85 euro, quindi siamo ben dentro ai limiti di legge) e, mentre il lavoro è stato eseguito a regola d’arte, senza alcuna contestazione, alla presenza giornaliera della direzione lavori e del responsabile del Comune, la ditta Co.Ge.T., appaltatrice dei lavori, non ci ha pagato la bellezza di 286.159,32 euro, cioè più di metà del lavoro eseguito. Questo significa che, nonostante il Comune e la direzione dei lavori fossero perfettamente a conoscenza dell’inadempienza nei pagamenti da parte della ditta barese, i suddetti hanno insistito più e più volte nel far proseguire i lavori (per «favorire e tutelare i commercianti, loro stessi e tutta la cittadinanza»), e oggi siamo ancora a chiedere con fermezza il pagamento al Comune, ma questo continua a procrastinare il pagamento delle somme dovute, trincerato dietro alla burocrazia».

Continua lo sfogo di Mazzaro: «Il Codice degli appalti prevede la tutela del subappaltatore, qualora l’appaltatore sia inadempiente. Hanno tutelato tutti tranne noi che abbiamo materialmente eseguito i lavori, a nostre spese. A me dispiace che l’azienda di cui sono amministratore sia finita in una grave crisi finanziaria per questa vicenda, poiché siamo una piccola impresa che esegue lavori di modesta entità, e non riusciamo più a far fronte ai debiti nei confronti dei fornitori. Da oggi dovremo anche sostenere le spese di avvocati e tribunali per difenderci da un’inchiesta che toglierà altre risorse vitali e si concluderà in un nulla di fatto».

Conclude il responsabile della “Costruire”: «Fino ad oggi siamo sempre stati riservati, ma è arrivato il momento di far sentire la nostra voce, perché paradossalmente l’azienda maggiormente danneggiata dai lavori è stata proprio la nostra, non i commercianti che ogni giorno puntualmente si lamentavano e, alla fine, si sono ritrovati con un nuovo viale difronte alle vetrine “regalato” dalla scrivente impresa. Ora non stiamo più zitti, lo siamo stati ben oltre il limite umanamente accettabile». —

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