Le drammatiche analogie con l’episodio di sette anni fa

Un’auto che va a sbattere contro un guard rail e una giovane vittima che perde la vita. La tragedia di Tommaso Iesu non è l’unica. C’è un precedente, quello della ventenne Cristina Angeli. Era metà febbraio del 2011 quando la ragazza, a tarda sera, si era schiantata all’imbocco della rampa di accesso della Grande viabilità all’altezza di Trebiciano.
La ventenne era alla guida di una Y10. Ha perso il controllo sbandando su una leggera curva. L’auto ha puntato dritto verso la lama d'acciaio. Il guard rail, analogamente alla Panda di Tommaso, si è infilato nel cofano e ha oltrepassato la vettura. Cristina stava tornando a casa dopo una serata con gli amici. Tre ore prima aveva finito il suo turno di lavoro al bar Vatta di Opicina.
L’allarme era scattato a mezzanotte e 40: lo stesso orario dell’incidente in cui ha perso la vita Tommaso.
Ad accorgersi della tragedia, un automobilista di passaggio che aveva illuminato con i fari della propria vettura la Y10 infilata nel guard rail. Aveva chiamato i soccorsi, ma la ragazza era già morta. Per estrarre il corpo era stato necessario l’intervento di una squadra dei vigili del fuoco. I pompieri avevano tagliato con le pinze le lamiere e poi avevano aperto l’auto estraendo la giovane. Il medico legale Fulvio Costantinides aveva attribuito la morte a un devastante trauma causato dall'impatto.
L’incidente ha avuto contraccolpi giudiziari: si sono ipotizzate precise responsabilità da parte di otto tra funzionari dell’Anas e della Provincia, finiti sotto inchiesta per omicidio colposo. Perché, secondo l’accusa, non avrebbero effettuato i necessari lavori di messa in sicurezza del tratto stradale di Trebiciano. —
G.S.
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