Le grandi cantine della Gorizia segreta
Nel testo “Gorizia sotterranea” (Edizioni della Laguna, 2001) a cura del Gruppo Speleologico “Luigi Vittorio Bertarelli”, il pregevole saggio di Marina Bressan “I sotterranei di Gorizia fra leggenda...

Nel testo “Gorizia sotterranea” (Edizioni della Laguna, 2001) a cura del Gruppo Speleologico “Luigi Vittorio Bertarelli”, il pregevole saggio di Marina Bressan “I sotterranei di Gorizia fra leggenda e realtà” colloca il nucleo originario dell’attuale Biblioteca Statale Isontina tra il 1634 e il 1638, quando viene costruito il piano terra con relativa cantina della casa Sembler, la quale sviluppandosi avrebbe poi dato luogo al Seminario verdenbergico.
La grandi cantine erano abituali in epoca rinascimentale, quali magazzini per gli alimentari di chi viveva nell’immobile. Tutti i fabbricati ne erano allora provvisti e tra i più importanti è rimasta testimonianza nel Monastero di Santa Chiara, oggi sede dell’Università di Udine, mentre sono andati perduti quelli del Collegio gesuitico di piazza Vittoria, demolito nel 1938, dove si trovava un pozzo scavato nel 1638, sotterraneo a garanzia della purezza dell’acqua, analogo a quello esistente nella Biblioteca Isontina nella cantina di casa Sembler.
Di magazzini in cantine a più piani, è rimasta ampia presenza in molti edifici del centro di Vienna, spesso adibite a ristoranti o birrerie come la Esterhazykeller o la Zwölf Apostelkeller, realizzate con tecnica costruttiva analoga alle cantine della Biblioteca, che presentano grande affinità con quelle esistenti nel vicino edificio all’angolo con via Bellinzona, il palazzo de Gironcoli Steinbrunn.
In ambedue gli edifici, le murature dei sotterranei sono costituite da conci di oponca (o ponca), un’arenaria marnosa spesso cavata dalla grande cava di Piedimonte, ottenuta erodendo il Calvario dietro la chiesa di San Giusto. Una pietra utilizzata in città fino al terzo quarto dell’Ottocento, quando ha ceduto ai più pratici mattoni prodotti nelle tante fornaci allora attive nella zona dove si trova oggi Nova Gorica. Originariamente le pareti erano senz’altro intonacate per evitare insetti negli interstizi e per le ridipinture disinfettanti con scialbo di calce. La struttura muraria presenta paraste che poi mutano in costoloni a rinforzare i soffitti voltati a botte, nei quali sono ancora infissi alcuni anelli in ferro che venivano collegati tra loro con pali in legno sui quali appendere prosciutti e insaccati, la cui corretta stagionatura veniva favorita dalla originaria pavimentazione terrosa.
Il pozzo interno di palazzo Verdenberg non è l’unico in città. In via del Rastello, nelle cantine dell’ex Ferramenta Krainer, si trova infatti un pozzo ancora efficiente, con una inferriata per impedirne la caduta. A quello della Biblioteca vi si accede tramite una scala circolare a chiocciola, in conci monolitici di repen del Vallone, imperniati l’uno sopra l’altro a ventaglio, di particolare maestria ed eleganza e in singolare contrasto con l’odierna rusticità dei locali dov’è situata, oggi trasformati in una particolare galleria con l’installazione permanente di Ernesto Paulin e Livio Caruso, “Krisis”, raccontata con le foto di Jurko Lapanja nell’omonimo catalogo recentemente edito dalla Biblioteca Statale Isontina in sole 25 copie numerate.
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