Le muore il fratello, lo scopre da una multa

Un silenzio durato quattro mesi
uo fratello era morto da quattro mesi ma nessuno si era mai preso il disturbo di avvisarla. Nè al momento del decesso, nè a tumulazione avvenuta. E la donna si è ritrovata ad apprendere della scomparsa del parente da un semplice avviso di pagamento inviato nella sua casa di Firenze dai vigili urbani.


È l’incredibile vicenda capitata alla signora Vittoria Z., originaria di Cagliari e residente in Toscana, costretta a vivere sulla sua pelle l’assurdità della legislazione italiane. Perché in Italia può succedere che la morte di una persona venga taciuta anche a lungo alla famiglia. E questo senza che nessuno ne sia chiamato a risponderne. «Purtroppo l’obbligo di avvisare i familiari non esiste - spiega il difensore civico Maurizio Marzi a cui la donna si è rivolta per chiedere giustizia -. Nessuna norma impone a forze dell’ordine, sanitari, vigili o addetti comunali di comunicare il decesso. L’unico passaggio richiesto è la trasmissione del certificato di morte al Comune di nascita. Ma se, come in questo caso, i parenti risiedono lontano dal Comune di nascita, può succedere che vengano tenuti all'oscuro di tutto. È vergognoso e clamoroso, ma anche nell’asburgica Trieste e nella civilissima Italia può accadere».


Tutto inizia il 3 settembre del 2008. Quel giorno Giuseppe Z., 60 anni, ex fantino diventato invalido dopo una caduta da cavallo durante una gara ad Ascot, viene colto da malore e portato all’ospedale, dove muore poco dopo. Nelle sue tasche i sanitari e i soccorritori avevano trovato poche cose perché Giuseppe, diventato un po’ «bizzarro» dopo l’infortunio, viveva da tempo come un clochard «sui generis» e si spostava in giro per l’Italia a bordo di un furgone scassato. I documenti addosso, però ce li aveva. Peccato che nessuno, né in ospedale, nè in Comune, né tra le forze dell’ordine, li abbia utilizzati per risalire alla famiglia d’origine e informarla dell’accaduto.


Così Giuseppe Z., oltre a morire da solo finisce anche per essere seppellito in fretta e furia lontano da casa. Dopo il decesso, infatti, la sua salma viene affidata ai servizi cimiteriali e tumulata in un qualsiasi loculo di Sant’Anna, a spese del Comune. Comune che due mesi dopo, il 15 novembre, attraverso gli agenti della Municipale trova il vecchio furgone appartenuto all’ex fantino e lo trasferisce nella depositeria municipale. È solo a quel punto che a qualcuno viene in mente di rintracciare i familiari. Ma non per colmare, seppur con notevole ritardo, l’evidente carenza di sensibilità, bensì solo per esigere dagli eredi il pagamento della custodia del mezzo: 10 euro al giorno.


Le ricerche arrivano a conclusione appena il 26 gennaio scorso, quando la sorella Vittoria riceve una raccomandata in cui scopre che «a seguito dell’evento luttuoso» il Comune di Trieste chiede la parcella del deposito del furgone appartenuto al parente morto. Oltre all’incalcolabile danno - aver perso un fratello e non aver nemmeno potuto assistere al funerale -, quindi, anche la beffa di dover sborsare centinaia di euro.

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