Le note sull’amore scaldano i mille del Festival

GRADO. Due i vincitori del Festival: innanzitutto le canzoni tout court, cioè quelle della tradizione e le nuove che si sono sfidate per la conquista della 50ª edizione del Festival della Canzone Gradese; e poi l’amore, quello con la A maiuscola, pur se incastonato, come avvenuto nelle ultime edizioni, in brani da cabaret gradese. Qualcuno osserverà: «Come sempre». Può essere. Ma da quando è nato il festival - nell’ormai lontano 1946 - questi sono gli aspetti salienti che contraddistinguono la manifestazione canora dell’isola. A dirla tutta andrebbe aggiunto un terzo elemento, irrinunciabile, che è parte integrante della stessa manifestazione: il pubblico, che è spettacolo nello spettacolo.
Anche ieri sera tutto esaurito al Palazzo regionale dei congressi. Di rilievo la partecipazione dei giovani. Immancabili pure le claque di parenti e amici che, al di là del valore di uno o dell’altro brano, hanno sostenuto i beniamini. Anche questo è un aspetto del Festival gradese che in passato è risultato determinante nella scelta della canzone vincitrice. Battimani incredibili e applausi fragorosi da parte, indistintamente, di tutto il pubblico presente in sala per un determinato brano. E poi invece al momento della proclamazione del vincitore a ritirare i premi sono stati altri autori e cantanti. Da qualche anno a questa parte, c’è tuttavia una giuria di esperti a bilanciare il voto.
Un migliaio di persone, dunque, e molte anche vestite a festa, entrando al Palacongressi si sono imbattute in una delle novità di questa edizione: finti microfoni d’oro (come si conviene per una manifestazione che ha raggiunto i cinquant’anni) ideati da Gianluca Pastoricchio e Alessandro Bean, per incorniciare i selfie dei partecipanti. Gli organizzatori, "Quelli del Festival" con in testa Leonardo Tognon che come sempre è stato anche il presentatore della kermesse, hanno pensato proprio a tutto, pure a coordinare la giuria di gradesi sparsi in giro per il mondo, che per tutto il giorno hanno continuato a mandare il loro responso.
La scenografia curata da Roberto Tomasini ha visto a centro palco un grande 50 tutto d’oro e poi tanti lampadari e candelabri per ricordare i tempi andati quando, settant’anni or sono, mancavano lo sfarzo e gli effetti luce dei tempi moderni. Ad aprire la manifestazione è stato il coro della scuola media che ha riproposto la canzone vincente della prima edizione della manifestazione canora gradese, "Mar e Palù", che è stata scritta (su musica di Nandi Summann) da Giacometo Zuberti che è considerato il papà del Festival. Per l’occasione Marino De Grassi ha donato agli organizzatori la chitarra che Zuberti utilizzava per creare le sue canzoni. Prima parte della serata con le canzoni nuove, seconda parte dedicata ai ricordi. Un’iniziativa importante, dunque, per tutta Grado che è sostenuta dal Comune, dalla Regione, dalla Provincia e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e che per le nozze d'oro ha riproposto l'orchestra dal vivo diretta da Marco Ballaben. L’Orchestra del 50° del Festival è la stessa che ha accompagnato Ron e gli altri a Gorizia in occasione del recente tributo a Lucio Dalla. Tanti cantanti in gara e fra questi diversi debuttanti a Grado (alcuni non sono gradesi), anche giovani, che di emozioni e titubanze ne hanno dimostrate ben poche. (an.bo.)
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