Le scorie del Giro dietro il Magazzino 26

Sulle strade uno spettacolo straordinario di emozioni sportive condito da una cornice di pubblico incredibile. Ma parallelamente c'è anche un lato nascosto che ha accompagnato la carovana triestina del Giro d'Italia. E' trascorsa poco più di una settimana dalla conclusione in città della corsa rosa e negli occhi degli appassionati di ciclismo sono ancora ben impressi i fotogrammi di una passerella finale che ha dispensato un concentrato di adrenalina e che ha portato in dote un ritorno economico importante al territorio. Peccato che adesso, a dieci giorni di distanza, quello che rimane sotto gli occhi di tutti è soltanto - al contrario - uno spettacolo ben diverso e decisamente poco edificante. Ci troviamo all'interno del Porto Vecchio: imboccata la bretella che collega viale Miramare alla zona portuale, ci dirigiamo alla volta del Magazzino 26, una delle poche strutture di recente riportate in vita, in quella che ormai è una sorta di città silenziosa. Alle spalle della costruzione, la strada si allarga e va a formare una rientranza che in occasione del passaggio della corsa rosa, è stata utilizzata quale piazzola di sosta dalla carovana a supporto dell'organizzazione. Ebbene, più che ad una strada, ci troviamo di fronte a un autentico immondezzaio.
Abbandonati a terra e lasciati in mezzo alla vegetazione si possono trovare tutti i tipi di oggetti, neanche fossimo all'interno di un supermercato. Si parte dai resti del sostentamento necessario nelle lunghe ore in attesa del passaggio dei corridori: vale a dire bottiglie, bicchieri, piatti e posate di plastica, fino ai cartoni delle pizze, lattine di birra, succhi di frutta, bucce di banana ormai annerite e rinsecchite, per finire con le cialde per il caffè, alcune delle quali ancora inutilizzate.
Si passa poi alla zona adibita all'igiene della persona: ecco allora spuntare confezioni ormai consumate di doccia schiuma, sapone, shampoo per i capelli ed anche boccette di crema solare per evitare scottature e favorire l'abbronzatura. Non manca il materiale tecnico per i corridori, comprese le confezioni di integratori e bevande energetiche, per arrivare ai depliant informativi con tanto di numeri, statistiche e classifiche sulle tappe del Giro d'Italia e sulla planimetria della passerella finale, chilometro dopo chilometro, da Gemona a Trieste.
A condire il tutto, una marea di cartacce, sacchetti di plastica, rifiuti vari, sui quali proliferano inevitabilmente, in questi giorni di gran caldo ed afa estiva, formiche, insetti e zanzare: insomma un quadro decisamente indecoroso e poco invitante. Come se non bastasse, ci imbattiamo anche in alcuni pezzi della cartellonistica del Giro sparsi tra la vegetazione, che riportano le insegne con il nome delle squadre e dei vari sponsor della carovana rosa.
In mezzo alla strada anche due pali della segnaletica stradale rovesciati. Ironia della sorte, poco distante, tra gli edifici del Magazzino 26 e della Centrale Idrodinamica, si trova un'isola ecologica che comprende quattro contenitori, destinati ai rifiuti di carta, vetro, plastica e indifferenziata: tutti, incredibile a dirsi, praticamente vuoti.
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