Le scuole in gita arrivano ma dormono fuori città

«Gli alberghi sono troppo cari e poco adatti a comitive molto numerose» A beneficiarne sono così le strutture di Grado o addirittura quelle istriane
Di Elena Placitelli
Lasorte Trieste 04/06/2006 - Bivio di Miramare
Lasorte Trieste 04/06/2006 - Bivio di Miramare

Al via la stagione turistica di Trieste, ma le gite scolastiche, dopo essere arrivate in città, se ne vanno fuori a pernottare. Gli alberghi triestini sono troppo cari per gli studenti: ed è così che questi ultimi, dopo aver visitato San Sabba e Miramare, risalgono in corriera alla volta di Grado e Lignano. E secondo l’Associazione guide turistiche presieduta da Paola Vento, tariffe più concorrenziali si trovano anche a Sesana, Portorose e Capodistria, seppur in misura minore rispetto agli anni scorsi.

Il risultato? L’ondata di gite che in primavera arriva da tutta Italia diventa un’occasione perduta per il fronte turistico giuliano. I numeri parlano chiaro: dall’osservatorio della vicepresidente dell’Associazione guide Nordest, Donata Ursini, una notte passata a Trieste non costa meno di 35 euro, mentre le località balneari offrono un posto letto a 25 euro. Difficile fare già una stima (con la crisi le gite vengono confermate all’ultimo), ma tutti parlano di una minima percentuale di gite che pernotteranno a Trieste questa primavera. Si difendono le categorie coinvolte: sono diversi i motivi addotti da Federalberghi e Promotrieste per spiegare la loro posizione. «Per prima cosa a Trieste non ci sono strutture alberghiere tanto grandi da accogliere grossi numeri», risponde la presidente degli albergatori di Trieste, Cristina Lipanje. È pur vero però che i congressisti vengono accolti con il tappeto rosso. «Le strutture ricettive presenti sul territorio – riprende Lipanje - sono per la maggior parte composte da stanze doppie e singole, con un prezzo che non può essere abbattuto ospitando più di due studenti alla volta. Mettendo pure in conto l’eventualità di una classe scalmanata, accettare le gite non conviene». Scioglie gli indugi il presidente di PromoTrieste, Guerrino Lanci: «Gli studenti rappresentano un turismo povero, e per questo non attraente. È una scelta politica: una città deve decidere se puntare sul turismo medio-alto o su quello basso. Con il tipo di alberghi che ci sono, Trieste ha già scelto».

Non concordano tutti: le guide turistiche dicono l’inverso, e cioè che tra bibite, gelati e souvenir, a Trieste i ragazzi fanno felici negozianti ed esercenti. Ma sono ancora una volta i numeri a fare la differenza. Potrà pure trattarsi di turismo povero ma da marzo a maggio arrivano anche 20 gite al giorno: così moltiplicato, il turismo scolastico non sarebbe da considerare fonte di ricchezza? «Se si fermano in città gli studenti spendono – insiste Ursini -, definirei questo turismo tutt’altro che povero. A noi guide non cambia niente, ma è la città che ne perde».

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