L’eredità di Fabbro: «Fare il sindaco è diverso dall’esserlo»

Farra. «Spero che non scriviate una sorta di necrologio: in fondo continuerò ad occuparmi della cosa pubblica e di enti locali, anche se per ora in un’altra forma». Con lo stile ironico che spesso lo caratterizza, il sindaco uscente di Farra Alessandro Fabbro accoglie così il cronista che gli chiede le sensazioni dell’ultimo consiglio comunale del mandato.
Risparmiamo l’annosa battuta sulla “dinastia Fabbro”, quasi 30 anni alla guida del paese fra il papà Maurizio e gli ultimi due mandati di Alessandro. Certo è che almeno per ora l’esperienza di amministratore si conclude e con essa un’era in paese. Nel suo discorso il primo cittadino ha espresso gratitudine per la collaborazione ricevuta («In una nave è importante il timoniere, ma è nulla senza un valido equipaggio con cui dialogare: questo il mio approccio, sia quando ho avuto un’opposizione sia quando non l’ho avuta»), ha ricordato i momenti difficili vissuti (i casi di maltrattamenti alla “Pitteri” e alla “Contessa Beretta” sconvolsero il paese) e ha sottolineato il successo politico più importante del suo mandato, la costituzione dell’Unione dei Comuni Friuli Isontina (con le vicine Capriva e San Lorenzo) «naufragata a causa della legge 26, ma oggi quantomai attuale per il naufragio della stessa. Spero il progetto possa essere ripreso: le formule per unire e gestire assieme i servizi ci sono già».
Un pensiero particolare per il vice, Renzo Luisa («Indispensabile e prezioso»), uno sguardo al futuro personale («Continuerò a lavorare in Anci, ma rimango a disposizione: sono un uomo del territorio»), un riferimento alla contesa elettorale («I due candidati sono consapevoli che non ci devono essere nemici, ma avversari») e una riflessione: «Un conto è “fare” il sindaco, un conto è “esserlo”. Ogni giorno, ad occuparsi della quotidianità delle persone e della comunità. A volte anche bevendo calici amari». Il riferimento è a una vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto: indagato per responsabilità oggettiva per lesioni a causa dell’infortunio di una persona impegnata nei lavori socialmente utili nel 2016. «Non ne ho mai parlato pubblicamente, ma – al netto della fiducia nella giustizia – la cosa mi ha fatto male. Fare il sindaco comporta anche questo». –
L. M.
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