L’ex ferroviere Enore e il novantenne Luigi a briscola per vincere un bicchiere di vino

il reportage
Sotto, lungo viale Miramare, all’altezza di largo Roiano, un traffico incessante, reso ancora più rovente dalla calura estiva. Sopra, non lontano dal giardinetto Ieralla, nella raccolta enclave del Dopolavoro Ferroviario addossata alla collina di Gretta, le chiome degli alberi proteggono i giocatori di carte e gli altri ospiti della storica struttura. Sullo sfondo del Dopolavoro, dietro un’opprimente copertura, il vecchio campo di gioco di hockey a rotelle dove giostravano l’ormai dissolta U. S. Triestina – 19 scudetti e una finale di Coppa dei Campioni – e i biancoazzurri del Ferroviario, anch’essi da tempo non pervenuti. «Tanto tempo fa il treno usciva dalla parete in fondo al campo dove c’è ancora la traccia dell’arcata del tunnel – spiega Roberto Fermo – per poi continuare la sua corsa sino alla vecchia stazione che si trovava sotto l’attuale via Bocaccio». Fermo è presidente della cooperativa LA.SE, che ha raccolto il testimone dai proprietari, ovvero il dopolavoro. «Abbiamo iniziato a gestire questi spazi nel 2016 investendo in ristrutturazioni e manutenzioni, utilizzando pure uffici e ambienti per i nostri soci. In buona sostanza abbiamo trovato un equilibrio per far coesistere la tradizione e le necessità dopolavoristiche con quelle della nostra cooperativa. Un ottimo risultato».
«Grazie a questa soluzione il cuore del vecchio Dopolavoro continua a battere – interviene l’ex presidente del Dlf Francesco Bandelli - . I costi erano diventati ormai insostenibili e si rischiava di chiudere definitivamente l’impianto. Certo, i tempi sono cambiati. Qualche anno fa erano almeno una ventina i tavoli occupati dai nostri “biscazzieri”, ora sono solo i più anziani a giocare, i giovani hanno altri interessi. Oggi ci difendiamo e, oltre ai nostri soci, ci sono anche diverse signore che giocano a Burraco».
Tra i giocatori di carte che frequentano il Dlf c’è Enore De Cecco, friulano purosangue ed ex ferroviere che da tempo è di casa in viale Miramare. «Sono nativo di Ruda, cresciuto in un’osteria – sorride - . Poi sono diventato ferroviere e, col tempo, ho messo su famiglia a Trieste». Enore vive non lontano dal dopolavoro, a Roiano, dove sono tanti i lavoratori delle Ferrovie che vi risiedono. «Ho sempre giocato a carte, briscola e tressette. Oggi si gioca prevalentemente tra pensionati mentre qualche anno fa le sfide avvenivano anche tra i lavoratori. Qualche spigolatura? Posso informarvi che rispetto a Trieste dove si gioca il tressette e la briscola con la bella in tre sette, in Friuli si pratica l’inverso, con la bella in briscola. Perché giocare a carte? Diciamo che è un gradevole passatempo – sorride il gentile Enore – che tuttavia coinvolge a tal punto da sfociare, talvolta, nel puro agonismo. E non di rado ci si arrabbia, ovvio, ma poi tutto torna come prima. Ci troviamo per giocare praticamente ogni pomeriggio e, fortunatamente, l’attuale gestione è riuscita a far quadrare i conti e a tenere aperto il dopolavoro. Questo non era scontato, qualche anno fa, quando veramente si stava per chiudere».
Luigi Pieri è sulla soglia dei novant’anni ed è uno dei frequentatori storici del dopolavoro. «Frequento viale Miramare dal 1972, ne sono passati di anni! Ho giocato un po’ di tutto, sempre per delle poste minime come il bicchiere di vino o il caffè. Ora però ho smesso, perché la memoria mi gioca talvolta qualche tiro mancino, non ricordo bene gli scarti e pertanto non ho voglia di farmi riprendere dal compagno di turno».
«Sono d’accordo con Luigi – interviene Claudio Fonda, ex giocatore e allenatore delle giovanili del Ferroviario -. Anche se oggi mi trova impegnato nella briscola, preferisco giocare a ramino perché mi rappresento da solo e devo onori e sconfitte solo a me stesso». Claudio guarda con nostalgia al vecchio campo di pattinaggio, oggi ricoperto dal manto d’erba sintetica, dove ha giocato e poi guidato tanti giovani all’hockey a rotelle. «Al giorno d’oggi va sempre più forte il calcetto, però mi piacerebbe davvero che ci fosse ancora spazio per chi ama il nostro vecchio hockey!».
«Anni or sono eravamo in tanti a giocare a carte – afferma Felice Stepancich che, pur non essendo ferroviere, frequenta viale Miramare da trent’anni -. Tanti i giochi in cui mi sono cimentato, oggi prevalentemente briscola e tressette. È davvero un peccato, però, che i giovani non si divertano più come noi. Nel contempo sono sempre di meno le osterie, gli autentici templi delle scope e del coteccio. Un tempo si giocava tutto il giorno, oggi quelle rimaste in esercizio aprono tardi e lavorano ben oltre la mezzanotte. Chi vuoi che ci vada se l’indomani deve andare a lavorare?». Arrivano altri ospiti per sedersi e rinfrescarsi sulle comode poltroncine non lontane da dove si sfidano gli anziani ferrovieri. Per tutti scorre dolce e lento il tempo, all’ombra degli ippocastani che sovrastano il vecchio dopolavoro colmo di gloria e di ricordi. –
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