Licenziati ma risarciti i 4 operai che dormivano durante il turno di lavoro
Il licenziamento è illegittimo, ma l’illegittimità non deriva da situazioni tutelate dalla legge Fornero con la reintegra sul posto di lavoro. La Corte d’Appello di Trieste ha pertanto disposto la condanna nei confronti di Fincantieri al risarcimento del danno a favore dei quattro operai della Salderia B per i quali l’azienda navalmeccanica aveva deciso la rescissione del rapporto di lavoro per giusta causa, poiché accusati di «essere stati trovati a dormire durante il turno loro turno notturno». A ciascun cantierino sono tra sedici e diciotto (in base all’anzianità di servizio) le mensilità stabilite dalla sentenza a carico di Fincantieri, oltre al pagamento delle spese legali. È questo l’esito della Sezione lavoro di secondo grado, a seguito del rinvio da parte della Cassazione ai fini di un nuovo processo. La Suprema Corte, infatti, aveva bocciato le sentenze d’Appello che avevano invece confermato la reintegra sul posto di lavoro. Un ulteriore accertamento, a fronte del quale la società aveva provveduto a “rimandare a casa” i quattro lavoratori. In sostanza, sotto il profilo tecnico, la legge Fornero, che ha riformato l’articolo 18, prevede che il licenziamento è illegittimo quando i fatti contestati non sussistono, quindi si procede con l’immediata reintegra. Nel caso invece di “abbandono di lavoro” il riferimento è il Contratto collettivo nazionale (CCNL) dei metalmeccanici che prevede la sanzione conservativa, ossia un provvedimento disciplinare, oppure una sospensione dall’attività lavorativa. La reintegra, quindi, applicata solo di fronte a ipotesi tassative, ovvero a situazioni “alla luce del sole”. Ma nella circostanza specifica, il sorvegliante, il caposquadra Vidali, avendo “sorpreso” i quattro operai “inattivi” oltre l’orario di pausa consentito, non aveva percepito l’abbandono del lavoro. A questo punto si trattava di andare a verificare se l’illecito contestato fosse sufficiente a poter comminare il licenziamento. Significa stabilire se la rescissione del rapporto di lavoro sia proporzionato o meno rispetto a quanto accaduto. E secondo la Corte di Appello il comportamento dei lavoratori non era sufficientemente grave per legittimare la fuoriuscita definitiva dal cantiere navale.
A rappresentare i quattro operai in questa lungo contenzioso giudiziale sono stati gli avvocati Emanuela Tortora, Matteo Belli, Michele Latino Quartarone e Luigi Portelli.
Non è escluso un nuovo ricorso in Cassazione. Ciò peraltro sulla scorta del fatto che lo scorso novembre era stato rinviato a giudizio, con l’ipotesi di falsa testimonianza, Boris Vidali, il capocantiere che aveva sorpreso a dormire i lavoratori della Salderia B. Tutto era scaturito dalla denuncia presentata da uno dei quattro operai, sostenuto dall’avvocato Latino Quartarone, in ordine alla contraddizione della testimonianza resta da Vidali, il quale aveva sostenuto di aver scoperto gli operai lontani dalle loro postazioni al di fuori del periodo di pausa consentito, e quanto invece dichiarato dai colleghi, secondo i quali era stata concordata una flessibilità oraria. Nel procedimento si è costituita anche la Fismic, attraverso l’avvocato Sascha Kristancic, poiché il lavoratore querelante era iscritto al sindacato ed era stato candidato anche alle elezioni della Rsu di stabilimento. L’avvio del processo penale, al Tribunale di Gorizia, è previso per il 12 maggio 2020. In altri termini si “gioca” anche sul tempo, prospettando teoricamente una possibile riapertura del procedimento in ordine ai quattro operai “dormienti” a fronte della possibile richiesta di revocazione della sentenza d’Appello. Fin qui le “vie” in mano alle difese, resta per contro aperta anche la posizione in ordine alle possibili ulteriori scelte legali da parte di Fincantieri.—
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