L’importanza del facilitatore per esprimere i propri pensieri

Ma qual è il segreto (che poi un segreto non è) alle spalle del progetto di “Diritto di parola”, del laboratorio di scrittura e della rivista “Dadi Esagonali”? È proprio quella Cfa, la cosiddetta...
Bumbaca Gorizia 28_12_2017 Presentazione Dadi esagonali © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 28_12_2017 Presentazione Dadi esagonali © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Ma qual è il segreto (che poi un segreto non è) alle spalle del progetto di “Diritto di parola”, del laboratorio di scrittura e della rivista “Dadi Esagonali”? È proprio quella Cfa, la cosiddetta Comunicazione Facilitata Alfabetica, che permette a coloro che sono affetti da particolari patologie, dalla disabilità intellettiva e relazionale all’autismo, per esempio, di esprimere attraverso tastiere alfabetiche pensieri che pur venendo abitualmente elaborati in autonomia, non riuscirebbero altrimenti ad essere veicolati all’esterno.


Un concetto questo, e una tecnica, che non sono così facili da spiegare e da comprendere (anche se ammirarne dal vivo il funzionamento è stupefacente), e non a caso su ogni numero d “Dadi Esagonali” viene pubblicato un breve articolo che racconta il funzionamento della Cfa. «Con il sostegno di un partner, o facilitatore – si legge nella spiegazione – la persona il difficoltà riesce a stabilizzare il braccio e isolare il dito in modo da dirigerlo verso la lettera che intende digitare».


«Il concetto di facilitazione - si legge ancora nella spiegazione - viene inteso quindi come un semplice contatto fisico da parte del facilitatore, e si esplica con un tocco o con una presa che progressivamente si attenua fino a ridursi in alcuni casi alla semplice presenza del facilitatore alle spalle della persona facilitata». In Friuli Venezia Giulia, quella di “Dadi Esagonali” è un’esperienza pressoché unica, con la Cfa. Anche perché questo tipo di approccio deve oggi ancora scontrarsi con una certa diffidenza.


«Si tratta di un metodo empirico, che oggi non è ancora ufficialmente riconosciuto – spiega Renza Bumbaca –, ma che a nostro parere è una strada in grado di cambiare letteralmente la vita di tanti disabili, specialmente giovani, in grado di raggiungere anche risultati importanti nello studio o nel lavoro».
(m.b.)


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