L’intesa con la Cina e il ruolo di Trieste come porta d’Oriente

Occhi puntati su Trieste dopo la firma del memorandum con la Cina che sancito il ruolo internazionale del porto, diventato ufficialmente porta d’Europa e porta per l’Oriente. Se ne è parlato nell’incontro organizzato dal Limes club di Trieste, a cui sono intervenuti Giorgio Cuscito, analista geopolitico di Limes, e Mario Sommariva, già segretario generale della Autorità di sistema portuale del mare Adriatico orientale.

Per meglio inquadrare il peso dell'accordo va ricordato che Italia e Cina hanno siglato 29 intese – 19 istituzionali e 10 commerciali – per un valore totale di 2,5 miliardi di euro. Un’intesa che per Cuscito «non minaccia direttamente né la sicurezza nazionale italiana né quella degli Stati Uniti. Tuttavia, il nuovo corso delle relazioni tra i due paesi richiederà un più attento monitoraggio nostrano, gli Stati Uniti potrebbero ridurre la condivisione di informazioni con Roma o indurre le agenzie di rating ad alimentare la sfiducia verso l’Italia». Resta il fatto che da una realtà come quella di Pechino non si può prescindere, come sottolinea Sommariva: «Oggi il 30% del traffico container è cinese, nove dei principali porti mondiali sono cinesi. Quindi di che cosa stiamo parlando? Sarebbe gravissimo se Trieste non riuscisse a dire la sua».

Rispetto alle preoccupazioni di “colonizzazione” Sommariva ha spiegato che «per capire quali sono gli equilibri economici in campo occorre sottolineare che ad oggi gli investimenti cinesi in Europa rappresentano il 2,2% del totale, quelli europei in Cina, invece, il 4%». Sulla firma dell’accordo con Cccc Sommariva ha sottolineato che «si tratta di un memorandum non vincolante su temi che, tra l’altro, non riguardano direttamente il porto ma il progetto dello snodo ferroviario Trihub, l’investimento nel polo intermodale di Kosice, in Slovacchia, per noi strategico, e la definizione di un investimento nell’area di Shanghai per l’export del Fvg». —

L.P.

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