L’irripetibile miracolo triestino di Bach

Johann Sebastian Bach, protestante, guardava affascinato alla liturgia della Chiesa cattolica. Questo è uno dei motivi per cui, probabilmente, la sua monumentale “Messa in Si minore” è condivisa da entrambe le confessioni della fede cristiana. Ne hanno dato prova ieri mattina la cattolicissima Cappella corale della chiesa della Beata Vergine del Rosario e il coro finlandese Candomino, protestante, nella superba esecuzione del capolavoro del compositore tedesco.
Era la prima volta negli ultimi cinquant’anni che qualcuno metteva in scena la Messa in un contesto liturgico. Il pubblico si è assiepato di fronte alla chiesetta del centro prima delle nove, ora prevista per l’inizio delle celebrazioni. L’occasione era irripetibile. Il parroco Stefano Canonico e i suoi collaboratori sono riusciti infatti a coordinare un contesto unico: la presenza dei due cori indispensabili per l’esecuzione dell’opera (vedi box a parte, ndr) in concomitanza con la visita del cardinale Raymond Burke, che ha celebrato la messa pontificale in latino. Occupate tutte le panche, una piccola folla ha assistito alla liturgia in piedi, dal fondo della chiesa.
Di fronte ai celebranti sedevano i cavalieri e le dame del sovrano Ordine militare di Malta, di cui Burke è patrono. Cacciando con lo sguardo nelle prime file si identificavano facilmente alcuni tra i fedeli più assidui delle messe del Rosario, vero e proprio baluardo del cattolicesimo tradizionale a Trieste e in Italia. Famiglie molto distinte, giovanotti impeccabili in giacca e camicia bianca, fazzoletto nel taschino, che ascoltavano il concerto con la mano poggiata sul mento. E ancora fanciulle devote con chiome castamente acconciate e donne col capo velato. Ai tanti fedeli si affiancavano però gli appassionati di musica, accorsi per ascoltare il concerto. La compresenza di coscienza culturale alta e approccio conservatore alla liturgia è forse la caratteristica identitaria della Beata Vergine del Rosario. Da anni ormai, da quando Benedetto XVI concesse nuovamente la possibilità di celebrare la messa in latino, la parrocchia è un punto di riferimento per i cultori delle tradizioni preconciliari. Un ruolo confermato anche dalla visita di Burke, la seconda in due anni: colto e austero, il cardinale americano è considerato uno dei volti più importanti della lettura tradizionale del cattolicesimo nella modernità.
Durante la messa Burke ha ringraziato per l’ospitalità la parrocchia e l’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, inoltrandosi poi in una dotta illustrazione sul ruolo della Sapienza divina. La giornata di ieri era ragione di molteplice festa per la parrocchia. Da un lato si aprivano i primi festeggiamenti per il 650esimo anniversario della chiesa del Rosario come “cappella civica” del Comune di Trieste. Dall'altro ricorreva la festa del santo Rosario della Beata Vergine Maria, istituita da papa Pio V per ricordare la vittoria riportata dalla flotta imperiale sugli ottomani a Lepanto, nel 1571. Ecco perché nel tardo pomeriggio è partita la solenne processione con la statua della Madonna che durante la messa campeggiava al centro della chiesa.
L’esecuzione integrale della “Messa in Si minore” ha richiesto quattro ore. Può sembrare una durata eccessiva, ma chi ha avuto modo di assistervi potrà testimoniare il fatto che, avvolti dalla composizione trascendente di Bach, anche lo scorrere del tempo assume una diversa qualità. Al termine della celebrazione, usciti nuovamente all’aperto, sotto la pioggia d'autunno, si provava la netta sensazione d’aver assistito a qualcosa di unico. C’è da pensare che anche Emil Cioran, che certo non aveva un facile rapporto con il cristianesimo, avrebbe apprezzato l’esecuzione. Il disperato scrittore rumeno scrisse che dopo la “Messa in Si minore” di Bach «Dio deve esistere». E in effetti, a sentire l’avvicendarsi dei cori, il sospetto poteva sorgere anche nell’ateo più incallito.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo








